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Fabbrocino

“Uccidete mio figlio”: la richiesta choc di un padre al clan della camorra

Pubblicato il 18 Settembre 2024

“E’ la quarta volta che mi ha picchiato… sia mio genero e sia mio figlio… Vedi di farli scomparire proprio, e di non farli trovare proprio”. E’ l’agghiacciante dialogo fra un comune cittadino e l’affiliato al clan camorristico dei Fabbrocino.

L’uomo chiede al camorrista di liberarlo dalla angheria subite dal figlio e dal genero uccidendoli.

Un favore che fa venire i brividi, che rivela l’inquietante spaccato emerso dall’inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.

Quella che ha permesso dodici arresti e un obbligo di presentazione a tredici indagati accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi, estorsione, tentata estorsione e trasferimento fraudolento di valori.

I militari hanno scoperto che nel cimitero di Palma Campania, in provincia di Napoli, l’ufficio riservato a una società privata era la copertura del clan Frabbrocino, che lo utilizzava per incontrare gli imprenditori ai quali imporre le estorsioni e per ricevere quei cittadini che si rivolgevano alla camorra per chiedere favori o risoluzioni di problemi.

Così come l’uomo che, appunto, si è recato lì per chiedere il duplice omicidio del figlio e del genero diventati suoi aguzzini per questioni economiche. Offre pure del denaro in cambio del favore.

I Fabbrocino, però, lo rassicurano l’uomo, garantendogli avrebbero fatto ai due “una bella ramanzina”.

“Vedo di parlarci io… – dice l’affiliato – non dobbiamo far scomparire niente, dobbiamo dire che con voi devono fare i bravi”.