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24enne muore 10 giorni dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid. I risultati escludono ogni nesso, ma la madre tuona: “Voglio la verità”

Pubblicato il 23 Ottobre 2024

Recentemente il Ministero della Salute ha riconosciuto il nesso di casualità tra la morte di un 35enne di Agrigento e la somministrazione del vaccino anti-Covid Astrazeneca, disponendo il versamento di un assegno “una tantum” alla vedova. All’attenzione dei giudici è stato posto un altro caso, quello di Traian Calancea, giovane 24enne di Gardolo, in provincia di Trento, morto per un malore nel bagno di casa sua nell’ottobre del 2021, in pieno periodo di pandemia.

Esattamente 10 giorni prima il ragazzo aveva ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer e la madre, dopo essere rientrata la sera a casa dal lavoro, lo ha ritrovato senza vita disteso nel bagno.

Traian era uno studente di Economia dell’Università di Trento e un grande sportivo. Aveva praticato kick boxing a livello agonistico e praticava regolarmente calishtenics, una disciplina simile alla ginnastica.

Escluso il nesso tra la morte e il vaccino

La madre del ragazzo, sospettando che potesse esserci un nesso tra la somministrazione del vaccino e la morte del figlio, si è rivolta all’avvocato Renate Holzeisen chiedendo a viva voce chiarezza. In seguito alla sua denuncia la Procura di Trento avviò un’indagine per omicidio colposo, ma nell’estate del 2022 i pm chiesero l’archiviazione poiché non emerse alcuna correlazione tra il vaccino e il malore. Il giudice aveva anche nominato un nuovo pool di periti, ma nel mese di maggio la famiglia si oppose alla richiesta di archiviazione.

Come riferito dai media locali, anche l’ultima perizia ha escluso qualche correlazione tra la morte del giovane e la somministrazione del vaccino. Gli esperti sono giunti alla conclusione che il malore del ragazzo sia dipeso dall’intensa attività sportiva praticata, che avrebbe causato un aumento di pressione. Gli esperti chiamati ad esprimersi, dal medico legale all’infettivologo fino all’anatomopatologo che hanno effettuato gli esami hanno confermato che nei tessuti esaminati non è stata trovata traccia della proteina Spike, legata al vaccino, o che comunque “la quantità eventualmente presente è inferiore della dimostrabilità immunoistochimica”.