Gli anni successivi agli effetti negativi del Covid hanno conosciuto delle grandi differenze anche nel settore sportivo, con diverse società che sono state agevolate dalle politiche della lega calcio e del governo italiano. Ciò ha permesso a tantissime squadre di galleggiare nel primo livello professionistico del calcio italiano, anche grazie ad incentivi che hanno permesso di servirsi di profili importanti, provenienti dall’esterno, o di formalizzare il cosiddetto “rientro dei cervelli”, pensato dal governo non soltanto per il settore calcistico ma che, nei fatti, ha avuto degli effetti positivi nel mondo del pallone.
Adesso, l’abolizione del Decreto Crescita per la Serie A, con la mancata proroga nel Decreto Milleproroghe, ha generato grandissime polemiche, il che dice molto a proposito dello stato generale del calcio italiano che vive una grande difficoltà dal punto di vista finanziario e che, ormai, si trova in un divario sempre più netto rispetto ad altri campionati, come la Premier League. Ma quali sono gli effetti diretti dell’abolizione del Decreto Crescita per la Serie A e che cosa cambia nei fatti per il nostro campionato?
Favorire il rientro dei cervelli era una delle misure predisposte dal governo in una fase storica ed economica certamente complicata per il nostro paese. Inflazione, caro-carbone, aumenti dei costi energetici, effetti negativi del Coronavirus e della guerra nel vicino est-Europa e tante altre complicazioni economiche non hanno avuto effetti soltanto nel quotidiano, ma anche in settori industriali e burocratici. Tra questi il calcio, che vive sempre più in una bolla dettata dalla mancata possibilità economica di cui altri paesi, come il Regno Unito con la Premier League, possono contare, attraverso stati di proprietà, gestione di fondi governativi stranieri, collaborazioni milionarie e tanto altro. Non è un caso che, con il Decreto Crescita, il nostro calcio abbia potuto contare su profili tali da ritrovare (anche con una certa collaborazione della sorte) piazzamenti importanti in terra europea, con tre finali raggiunte nelle tre competizioni continentali da parte delle italiane.
Ma che cosa prevedeva il Decreto Crescita applicato alla Serie A? Innanzitutto, uno sgravio fiscale per il lordo di tutti quegli stipendi che, generalmente e considerando cifre a sei zeri, sarebbero stati soggetti ad una tassazione di almeno il 30%, ridotta al 10% per tutti coloro che sono stati impegnati lavorativamente per almeno due anni all’estero e che si impegnavano a versare l’aliquota Irpef per almeno due anni nel nostro paese. Ciò significa che, a parità di lordo, i calciatori dall’estero potevano ottenere il 20% in più rispetto alla norma, con un guadagno certamente significativo per tantissimi calciatori, soprattutto quei profili a fine carriera (come un Fabregas qualunque finito al Como, per citarne uno) attratti dalle potenzialità, questa volta anche economiche, del nostro paese.
È evidente che, con l’abolizione del Decreto Crescita per la Serie A, la Serie A faccia un passo indietro per quanto riguarda le potenzialità che i team potranno ottenere in merito all’acquisto di determinati calciatori. Ciò ha degli effetti soprattutto per quei piccoli team che non potranno più contare, a partire dalla sessione di calciomercato invernale 2024, su profili per cui potessero essere gonfiati gli ingaggi per ripartire verso una salvezza o un piazzamento comodo in campionato. Le polemiche che sono nate a seguito della decisione del governo, che ha deciso di non prorogare una condizione fiscale che appariva comunque temporanea, sottolineano quale sia lo stato complessivo del nostro calcio.
Se, tra gli altri, il Ministro dei Trasporti ha parlato dell’importanza di salvaguardare i talenti italiani provenienti dai vivai che scarseggiano sempre più nel nostro paese, non sono mancate anche le polemiche nel senso opposto: tra le altre, quella di Claudio Lotito che chiedeva una proroga fino al 29 febbraio 2024 del DC, così da poter assicurare una nuova sessione di calciomercato con gli sgravi fiscali previsti. C’è necessità di ripartire, nell’ambito del nostro calcio, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale: l’applicazione di una nuova riforma dello sport è il primo passo, ma bisognerà proseguire con la cura degli stadi e delle strutture, con un rinnovamento dei vivai e, soprattutto, con una filosofia che possa essere più incline alla salvaguardia del talento, così che il calcio possa fare realmente un passo in avanti senza – necessariamente – quei supporti di cui sembra tanto abbisognare per non boccheggiare.
Sale a 6 il numero dei turisti morti in un villaggio nel Laos, a Vang…
Si susseguono a cadenza periodica le aggressioni, anche feroci e violente, a danno di personale…
Per Iv contributi governo Schifani non aiutano i cittadini. "Le somme che la Regione siciliana…
Dopo tanti tira e molla sembrava che fosse scoppiata la pace tra Alessandro Basciano e…
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di 'Non una di Meno Catania' sulla manifestazione indetta per…
Scontro Frontale sulla Litoranea di Latina: Ferito un Conducente in Codice Rosso Questa mattina, la…