Fra i sintomi riscontrati dopo l’incontro a Kiev all’inizio del mese c’erano “occhi rossi e irritati, fino a perdere la vista per alcune ore, desquamazione della pelle sul viso e sulle mani”.
Da allora, riporta il Wall Street Journal, le loro condizioni di salute sono migliorate e non appaiono in pericolo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha incontrato Abramovich, non ha avuto alcun problema.
Gli esperti occidentali che stanno esaminando l’incidente ritengono che sia difficile determinare se i sintomi siano stati causati da un agenti chimico o biologico, o se si sia trattato di un attacco con radiazioni elettromagnetiche.
Oltre al miliardario, anche il suo interprete e due funzionari ucraini avrebbero manifestato segni di malessere. Abramovich sarebbe rientrato a Istanbul e qui sottoposto a cure; con lui c’era il deputato ucraino Rustem Umerov.
Bellingcat specifica a sua volta che durante l’incontro a Kiev Abramovich e gli altri partecipanti hanno consumato solo acqua e del cioccolato. La dose di veleno sarebbe stata modesta, non tale da mettere a repentaglio la vita delle persone prese di mira: scopo degli attentatori sarebbe stato solo quello di spaventarle.
Il magnate russo ma con il cuore dei suoi affari a Londra era stato indicato come mediatore nel conflitto tra Russia e Ucraina. Nelle ultime ore, secondo indiscrezioni, sarebbe volato a Mosca con un aereo privato dalla Turchia (dove si è rifugiato per sfuggire alle sanzioni) recando una lettera di Zelensky per Putin.
In precedenza l’oligarca aveva incontrato il presidente ucraino. Domani è previsto un nuovo round di negoziati proprio in Turchia tra due delegazioni dei rispettivi ministeri degli esteri.
Abramovich, 55 anni, passaporto russo e israeliano, è stato più volte indicato come punto di contatto tra le due parti in conflitto: sua madre è nata in Ucraina. Un altro dettaglio che avvalora questa tesi è il fatto, riferito dai media americani, che Zelensky abbia chiesto a Washington di non includere Abramovich nella “black list” dei cittadini russi da colpire con le sanzioni.
Gli viene attribuito un patrimonio di 6 miliardi di euro.
Il sospetto avvelenamento confermato da una portavoce dell’oligarca, così come riportano i media britannici.
“Una notizia che mi ha colpito. E’ un marchio della casa madre la pratica di usare veleni non rintracciabili, come accadde, ad esempio, con il polonio nel caso di Litvinenko. Ovviamente non sappiamo ancora se sia vero o meno, ma certo quando si sente parlare di veleno siamo abituati a rivolgerci ad un autore illustre, il Kgb, non certo a un improvvisatore”. Così all’AdnKronos l’ex presidente della Commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti.
Guzzanti, dopo aver ricordato anche il caso dell’ex agente dello spionaggio militare russo, “Sergej Skripal, avvelenato insieme alla figlia Julia con il gas nervino Noviciok” a Salisbury, in Inghilterra, osserva: “C’è un fattore che può essere subito verificato, se si tratta di un avvelenamento da parte dei russi, nessun medico sarà in grado di fare una diagnosi, di capire di cosa si tratta, magari si parla di dissenteria o altro, e invece poi arriva la morte. In questo campo gli avversari magistrali dei russi sono gli inglesi, in grado di fare un check attendibile”.
Quanto all’ipotesi che l’avvelenamento di Abramovich e dei negoziatori ucraini possa essere stato messo in atto per sabotare il tentativo di accordo per il cessate il fuoco, Guzzanti chiosa: “Dovremmo avere qualche elemento in più, però potrebbe essere. Loro in genere, ripeto, quando vogliono uccidere lo fanno senza che nessuno sospetti che sia un avvelenamento. L’avvelenamento, insomma, è un costume della casa”.
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