“A seguito della presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, mi preme rivolgere a tutti voi una parola personale. Infatti, anche se ho potuto essere arcivescovo di Monaco e Frisinga per poco meno di cinque anni, nell’intimo continua comunque a persistere la profonda appartenenza all’arcidiocesi di Monaco come mia patria”.
Inizia così la lunga lettera sugli abusi a Monaco, scritta dal Papa emerito Benedetto XVI, in cui parla anche di confessione.
Di seguito la spiegazione delle sue parole a cui si aggiunge il ringraziamento “al piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non avrei potuto scrivere”. “Questi collaboratori mi hanno poi anche aiutato a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine”. E da qui l’annuncio del “risultato – che, fa sapere Ratzinger – sarà pubblicato successivamente alla mia lettera”.
Ratzinger in questa lettera, a commento del rapporto sulla pedofilia nella diocesi di Monaco parla di grandissima colpa, riferendosi agli incontri, durante i Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti e scrive: “ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade”.
Alla colpa, si affianca la vergogna di cui parla in questi termini: “come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono”.
“Alle vittime degli abusi sessuali – scrive Ratzinger – va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso. Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente”.
E infine, il Papa emerito, fa i conti con quello che accadrà al limite della sua vita terrena, quando si troverà di fronte al “Giudice Giusto”: “ben presto mi troverò di fronte al Giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito)”.
E non dimentica di ringraziare neanche il suo successore in vita: “Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente”.
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