Il 7 gennaio del 2023 alzarono il braccio destro compiendo il saluto romano nella commemorazione per Acca Larentia per ricordare tre giovani uccisi nel 1978.
Quella commemorazione per gli inquirenti rifletteva “la liturgia delle adunanze usuali del disciolto partito fascista” e la Procura di Roma ha chiuso le indagini in cui contesta la violazione delle leggi Mancino e Scelba.
Il procedimento, coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, venne aperto alcuni giorni dopo l’adunata in una strada non lantana da via Tuscolana.
La conclusione delle indagini, che precede la richiesta di rinvio a giudizio, arriva a pochi mesi distanza dalla sentenza delle sezioni unite della Cassazione chiamate ad intervenire sul saluto romano.
I Supremi giudici nelle motivazioni hanno cristallizzato l’aspetto giuridico della condotta contestata ai militanti.
Per stabilire la sussistenza di reato, in caso di saluto romano, osserva la Cassazione, il giudice deve “in concreto” e alla luce di valutazioni complessive, accertare “la sussistenza” di una serie di elementi, tra cui “il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti”, idonei a dare concretezza al pericolo di “emulazione”.
Nella sentenza i Supremi giudici affrontano anche il tema del “saluto” in caso di commemorazioni. La Cassazione esclude che “la caratteristica ‘commemorativa’ della riunione possa rappresentare fattore” di “automatica insussistenza del reato”.
Nell’atto gli ermellini ribadiscono che la risposta “alla chiamata del presente” e il saluto romano “integra il delitto previsto” dall’articolo 5 della legge Scelba sulla ricostituzione del partito fascista “ove, avuto riguardo alle circostanze del caso” costituisca un concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista.
Questa condotta, inoltre, “può integrare anche il delitto di pericolo presunto, previsto” dall’articolo 2 della legge Mancino sui crimini d’odio “ove tenuto conto del contesto” sia espressione “di manifestazione delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi” che hanno tra i loro scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
CasaPound giudica “assurdo e strumentale che tutto ciò accada dopo 11 mesi, a ridosso della data dell’appuntamento, che chiaramente si terrà anche quest’anno. Non possono essere né denunce, né condanne a impedirci di ricordare una strage che a distanza di 46 anni è ancora senza giustizia”.
La notifica della chiusura delle indagini arriva nel giorno in cui a Brescia sono comparse alcune svastiche disegnate sui muri.
A essere imbrattati con simboli nazisti sono il muro del liceo Veronica Gambara, il basamento della statua Bella Italia in piazza Loggia, a pochi passi da dove il 28 maggio 1974 esplose la bomba che uccise 8 persone e ne ferì 102, e una fontana del centro storico.
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