Senza supervisione, la donna ha continuato a bere finché non è sopravvenuto il coma.
Nonostante sia stata portata all’ospedale King’s Mill, i danni riportati al cervello erano già troppo gravi e impossibili da trattare: la 45enne è morta pochi giorni dopo. Il marito e la famiglia hanno espresso il loro tormento per ciò che è accaduto e la descrivono come una persona affettuosa e premurosa.
Sembrerebbe che lo staff della struttura in cui si trovava Michelle sia almeno in parte responsabile della morte della donna, e lo confermano anche le dichiarazioni del marito. Vediamo cos’è successo, secondo quanto riportato dal Mirror.
Il marito della donna, Michael, ha deciso di intervenire dopo che il servizio sanitario locale e il NHS Foundation Trust hanno ammesso che ci sono state delle mancanze da parte loro nell’assistere la donna. Sembra che lo staff della struttura non si sia reso conto per tempo di ciò che stava succedendo, colpevole di un “monitoraggio inadeguato di Michelle”. Le distrazioni sarebbero causate dall’uso di telefoni cellulari, proibiti all’interno del reparto.
Il marito della donna ha parlato in favore della sua “amabile moglie” e ha dichiarato che sarebbe ancora viva se avessero agito con più prontezza: “Quando Michelle si è addormentata, lo staff avrebbe dovuto capire che c’era qualcosa di sbagliato. Se avessero fatto qualcosa in quel momento, Michelle sarebbe stata portata in pronto soccorso e le avrebbero salvato la vita. Invece, quando hanno capito cosa stava succedendo, era troppo tardi per intervenire”.
Le parole di Michael arrivano dopo nove giorni di colloqui e inchieste riguardo il ruolo della struttura nella morte della donna.
Le ore prima del decesso alla 45enne era stato somministrato del diazepam, ma in dose troppo ridotta. Ciò le ha permesso di continuare a bere in maniera eccessiva e nessuno ha più controllato il suo livello di coscienza.
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