Oggi, 18 settembre, è morto Totò Schillaci all’età di 59 anni. Da tempo combatteva contro un tumore ed era stato ricoverato lo scorso 7 settembre all’ospedale Civico di Palermo. Recentemente era diventato un personaggio televisivo molto apprezzato dopo la sua partecipazione a “Pechino Express”.
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, anche perché gli ultimi bollettini parlavano di condizioni di salute in miglioramento. Poi però le sue condizioni sono improvvisamente peggiorate, fino alla tragica notizia della morte di Totò Schillaci. La camera ardente sarà allestita allo stadio Renzo Barbera.
Schillaci era stato in cura alla clinica La Maddalena, la stessa dove in incognito veniva a farsi curare Matteo Messina Denaro, anche lui affetto da tumore. “Queste malattie non guardano in faccia a nessuno” – aveva detto Schillaci dopo la morte di Vialli, suo compagno di squadra a Italia ’90. Non era ancora stato comunicato che aveva un tumore, un avversario temibilissimo che aveva inizialmente dribblato. La partita però non era ancora finita e purtroppo Schillaci ha dovuto arrendersi.
Gli occhi spiritati di Totò Schillaci, diventato l’immagine simbolo dell’Italia ai Mondiali del ’90, si sono chiusi per sempre. Il ct Azeglio Vicini lo convocò tra gli attaccanti, anche se partiva molto dietro alle spalle di calciatori più affermati come Vialli, Serena, Baggio, Mancini e Carnevale. Nell’89 Schillaci giocava in serie B col Messina e nel 1990, dove una buona stagione con la Juventus, fu catapultato sul palcoscenico internazionale dei Mondiali.
Debuttò con un gol nella partita d’esordio Italia-Austria, sbloccando la partita a 10 minuti dal termine. Si ripeté poi in Italia-Cecoslovacchia aprendo le marcature per l’1-0, mentre ci pensò Baggio a chiudere la partita con un gol d’antologia. Il Totò Nazionale andò a segno anche negli ottavi di finale contro l’Uruguay, partita vinta per 2-0 con le reti appunto di Schillaci e poi di Serena. Ancora Schillaci, sull’onda lunga dell’entusiasmo, segnò la rete decisiva per battere l’Eire ai quarti di finale.
Nelle semifinali arrivò l’Argentina e l’attaccante siciliano puntualmente timbrò il cartellino per l’1-0 azzurro. Poi Caniggia, sfruttando un’uscita troppo precipitosa di Zenga, segnò l’1-1. L’Italia perse ai rigori e disse addio al sogno mondiale, ma Schillaci segnò il rigore nella finalina per il terzo e quarto posto contro l’Inghilterra, vincendo lo scettro di capocannoniere dei Mondiali. “Avrei barattato i miei gol col titolo di campione del mondo” – disse Schillaci in un’intervista del 2010.
Dopo l’esperienza alla Juve passò all’Inter e poi volò in Giappone, primo italiano ad approdare nel Sol Levante dove segnò gol a grappoli. Dopo tre anni al Jubilo Iwata decise di appendere gli scarpini al chiodo.
Schillaci cercò l’avventura in politica, eletto nel 1997 con un migliaio di voti al consiglio comunale di Palermo. Dopo due anni si dimise, dicendo di essersi pentito di aver tentato l’esperienza in politica. Ritornò di nuovo alla sua passione, il calcio, dedicandosi ad una scuola calcio per coltivare giovani talenti.
Ebbe invece maggior fortuna nel mondo della tv, in particolare quello dei reality. Nel 2004 giunse terzo a “L’Isola dei Famosi”, mentre nel 2023 fu protagonista di “Pechino Express”, dove in compagnia della seconda moglie Barbara Lombardo girò l’India, la Malesia e la Cambogia, diventando uno degli idoli del pubblico. Negli ultimi tempi Schillaci non si faceva vedere più, né in tv né in pubblico, fino alla tragica notizia della sua morte che ha listato a lutto il mondo dello sport, e non solo.
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