« Torna indietro

Agrigento, mafia: ricostruito l’organigramma di Cosa Nostra, 48 misure cautelari

Pubblicato il 14 Gennaio 2025

Durante la notte, i carabinieri hanno eseguito 48 misure cautelari contro le famiglie di Porto Empedocle e Villaseta: 51 gli indagati, di cui 36 in carcere e 15 agli arresti domiciliari. Per tre non si è potuto procedere perché, al momento, si trovano all’estero.

Durante la notte, i carabinieri del nucleo Investigativo hanno portato a termine – fra Agrigento, Favara, Canicattì, Porto Empedocle e Gela una vasta operazione dopo che il gip del tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, ha siglato – su richiesta della Dda – le misure.

51 gli indagati, di cui 36 arrestati e portati in carcere, mentre per i restanti 15 la misura cautelare degli arresti domiciliari. Durante la notte, i militari dell’Arma hanno quindi eseguito nei confronti degli indagati a piede libero e notificato direttamente in carcere un totale di 48 misure cautelari. Per tre non si è potuto procedere perché, al momento, si trovano all’estero.  

L’inchiesta e la ricostruzione dell’organigramma di Cosa Nostra agrigentina

Dal dicembre del 2021 a oggi i carabinieri del nucleo Investigativo del reparto Operativo di Agrigento, dirette dalla Dda, hanno cercato di ricostruire l’organigramma e le attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento/Villaseta, con a capo – stando alle accuse – rispettivamente Fabrizio Messina, 49 anni, e Pietro Capraro, di 39.

“Pur essendo stata sensibilmente intaccata nel corso degli anni da varie operazioni, Cosa nostra Agrigentina è tutt’oggi pienamente operante, dotata di ingenti disponibilità economiche e di numerose armi, per di più in un contesto caratterizzato da una  instabilità degli equilibri mafiosi faticosamente raggiunti nel tempo, cui si aggiungono i sempre più pericolosi, persistenti e documentati collegamenti tra gli associati ristretti all’interno del circuito carcerario e gli ambienti criminali esterni – spiegano dal comando provinciale dei carabinieri di Agrigento – . 

È stato riscontrato, infatti, un sistematico utilizzo di apparecchi telefonici da parte degli uomini d’onore, o di soggetti contigui al sodalizio, durante i rispettivi periodi di detenzione, lasciandone in tal modo inalterate le capacità di comando e consentendo loro di mantenere i contatti con i correi in libertà e di impartire ordini e direttive. Foto di repertorio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *