Pubblicato il 16 Maggio 2024
Prima della finale di Coppa Italia che si è giocata ieri sera a Roma tra Juventus e Atalanta e vinta dai bianconeri, preceduta purtroppo da violenti scontri tra ultrà delle due tifoserie sull’autostrada, Al Bano ha intonato l’inno di Mameli. Si tratta di una pratica ormai consolidata, presa in prestito dal Superbowl degli Stati Uniti, che vede ogni anno importanti cantanti nazionali esibirsi nell’inno italiano prima del match.
Le cose però non sono andate benissimo per Al Bano che, per sua stessa ammissione, ha steccato e ha offerto sicuramente prestazioni migliori rispetto a quella di ieri sera. Gli hater però sono sempre in agguato e naturalmente non hanno perso occasione per scagliarsi contro il cantante pugliese per la performance canora non proprio eccelsa.
La replica di Al Bano: “Anche Cristo era odiato”
Al Bano non è uno che le manda a dire, come quando accusò l’ex moglie Romina Power di fumare troppe canne, e anche questa volta si è lasciato andare a dichiarazioni piuttosto forti e controverse. Intervistato da LaPresse, il cantante pugliese ha detto di aver capito che una parte dell’Italia stravede per lui e un’altra invece non lo sopporta. “Ma questo è successo anche a Cristo – ha commentato laconicamente Al Bano – figuriamoci a un povero cristiano come me”.
Tuttavia il cantante non si è nascosto, ha ammesso di aver steccato e di non aver offerto una prestazione degna di questo nome, attribuendo però una parte delle colpe al gran frastuono che gli impediva di sentire la sua voce che se n’è andata per fatti suoi. “Ho cantato perché so di saper cantare – ha commentato l’artista – ma onestamente era talmente tanto l’entusiasmo e il casino che non capivo nulla”.
Ha poi sottolineato le difficoltà di cantare in uno stadio per un suo concerto, dove le persone vengono unicamente a vederlo, e in uno stadio per una partita di calcio dove le tifoserie vengono a vedere le rispettive squadre. Tuttavia Al Bano si è detto pronto in futuro a ripetere l’esperienza, se dovessero chiederglielo, dal momento che gli piacciono le cose impossibili.