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Albania, a gennaio riprendono i trasferimenti dei migranti sbarcati in Italia

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A gennaio il governo italiano punta a riprendere i trasferimenti di migranti verso l’Albania, nonostante le difficoltà giuridiche e politiche incontrate nei mesi scorsi. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni da Saariselka, in Lapponia, ha annunciato la convocazione di una riunione per definire come procedere. La sentenza della Corte di Cassazione del 19 dicembre è stata interpretata come un sostegno alla linea dell’esecutivo, sebbene i giudici abbiano finora bloccato i trattenimenti nei centri albanesi dei richiedenti asilo.

Il nodo delle sentenze e la strategia del governo

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto del governo di stabilire quali siano i paesi sicuri, limitando l’intervento dei giudici ai singoli casi e non alle decisioni generali. Tuttavia questa pronuncia non è sufficiente a risolvere la questione, infatti il governo ha introdotto un emendamento nel decreto flussi che trasferisce la competenza delle decisioni relative ai trattamenti dai magistrati delle sezioni immigrazione alle Corti d’Appello, con l’obiettivo di ottenere sentenze più favorevoli. Tale misura diventerà operativa dall’11 gennaio.

I numeri degli arrivi e il progetto Albania

Secondo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi gli arrivi via mare sono diminuiti significativamente nel 2024: 65.000 contro i 153.000 del 2023. Il governo resta determinato a riprendere i trasferimenti in Albania e la premier ha ribadito l’importanza dell’accordo con il paese balcanico, definendolo un “nuovo modo di affrontare il problema”. “Stiamo avendo qualche problema nell’interpretazione delle regole, ma lo stiamo superando” – ha dichiarato la Meloni.

Le implicazioni europee e la sentenza del tribunale di Roma

La Cassazione deve ancora pronunciarsi sui ricorsi presentati dal governo contro le mancate convalide dei trattenimenti emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre. Intanto la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si esprimerà a marzo su aspetti chiave della definizione di paesi sicuri. Nel frattempo il governo cerca di rafforzare il consenso in Europa per modificare le regole sui rimpatri e i paesi sicuri, con il sostegno della presidente della Commissione Europea Ursulva von der Leyen, che ha promesso di accelerare sulla nuova direttiva rimpatri.

Le critiche dell’opposizione

Le opposizioni hanno sempre criticato aspramente il decreto Albania della Meloni, a partire dalla leader del Pd Elly Schlein che l’ha definito uno spreco di denaro dei cittadini italiani. Altrettanto critico Riccardo Magi, segretario di +Europa, che ha invitato la Meloni a dichiarare fallita l’esperienza dei centri di detenzione per migranti in Albania, definendola una “vergogna nazionale” e un “fallimento costoso” per il paese. Magi ha inoltre sottolineato come il progetto abbia già sprecato quasi un miliardo di euro e ha chiesto di rimpatriare il personale italiano impegnato nei centri.

Un futuro incerto

Nonostante le difficoltà, il governo sembra intenzionato a riprendere i trasferimenti senza attendere ulteriori decisioni della giustizia. La riunione prevista a Palazzo Chigi, che coinvolgerà i ministri competenti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, potrebbe definire i prossimi passi per il progetto Albania. Resta da vedere se le modifiche normative e il vento politico europeo basteranno a superare gli ostacoli giuridici e le critiche interne.

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Francesco Ferrara

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