Alberto Scagni, condannato a 24 anni e 6 mesi per l’assassinio della sorella Alice Scagni a Genova, è uscito dal coma farmacologico. Circa 20 giorni fa il 42enne fu aggredito da due detenuti maghrebini, i suoi stessi compagni di cella, nel carcere di Vallea Armea a Sanremo in provincia di Imperia.
Come ha riferito il primario di Rianimazione di Asl 1 è stata aperta una “finestra neurologica” che prevede una momentanea sospensione della sedazione in infusione continua per capire qual è lo stato neurologico del paziente e “successivamente passare a un eventuale svezzamento dalla ventilazione meccanica”.
Al momento Scagni si è risvegliato e ha eseguito alcune semplici azioni, ma non è stato ancora estubato. Dopo la brutale aggressione Scagni è stato operato due volte al viso per una frattura multipla al naso e una alla laringe e dall’ecografia all’addome effettuata stamattina non risultano criticità.
L’uomo si trova nel reparto di rianimazione dell’ospedale Borea di Sanremo per un politrauma, riportato dopo essere stato picchiato selvaggiamente dai suoi compagni di cella, poi trasferiti in due diverse strutture e accusati di tentato omicidio, sequestro di persona e danneggiamenti.
I due maghrebini avrebbero picchiato Scagni per ore con calci e pugni e avrebbero usato addirittura le gambe di un tavolo.
La madre di Scagni ha chiesto perché il figlio, pur essendo stato aggredito precedentemente in carcere a Genova, non abbia ricevuto la protezione necessaria. Proseguono intanto le indagini della Procura e nei giorni scorsi il pm Veronica Meglio, accompagnata dalla polizia scientifica e dai due legali di Scagni, aveva eseguito un sopralluogo nella cella dove si era verificato il barbaro pestaggio.
Gli stessi legali del 42enne hanno presentato un esposto chiedendo perché il detenuto non fosse stato messo in isolamento dopo l’aggressione avvenuta solo poche settimane prima nel carcere di Marassi.
Sulla questione è intervenuto il sindacato degli agenti penitenziari Uspp, secondo il quale le due aggressioni di cui è stata vittima Scagni potrebbero dipendere dall’abuso di alcol ottenuto in modo artigianale dalla macerazione della frutta.
Non sono chiari infatti i moventi delle due aggressioni a Scagni e le indagini sono finalizzate anche a fare luce sul movente. Il sindacato ha comunque chiesto di sostituire alcuni alimenti, come già accaduto in alcuni istituti penitenziari, per evitare che i detenuti possano farsi da solo l’alcol in carcere.
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