Le motivazioni, ammesso che ce ne siano, dischiuderebbero il caso, di fronte a chi indaga. Chi ha usato il coltello sul piccolo Alex, bambino di due anni? Si fa il nome di Katalin in merito all’omicidio volontario del figlio, c’è un fermo: i Carabinieri indagano. Una “mole di indizi” farebbe propendere gli inquirenti per la “presunta responsabilità” della madre, che ha adagiato il corpo senza vita di Alex sul nastro trasportatore di una delle casse di un supermercato a Po Bandino, frazione di Città della Pieve (Perugia).
La donna 44enne, che abita a Chiusi, non ha familiari in Italia: i suoi cari vivono tutti in Ungheria, anche il figlio maggiorenne. Il bambino risultava ospite di una casa famiglia in un’altra regione, mentre il padre sarebbe all’estero: potrebbe essere sentito dagli inquirenti. Quando e perché Katalin è giunta in Italia? Se lo chiedono gli investigatori umbri, titolari dell’inchiesta.
Una pattuglia dei Carabinieri dello Scalo l’aveva fermata nell’abitato, giovedì, mentre camminava a piedi con il bambino. Nessun rilevante e giustificato sospetto. L’indomani, primo ottobre, si è svolta la tragedia.
In serata, nel terreno intorno a un casolare, nell’area verde davanti al supermercato, è stato trovato un coltello sul quale si stanno svolgendo verifiche: bisogna capire se possa essere l’oggetto affilato che ha provocato le ferite sul corpo del bambino.
Secondo le parole dell’avvocato Enrico Renzoni, che attende ora la fissazione della convalida del fermo, la donna “E’ sotto choc e non ha risposto alle domande del pubblico ministero”. Secondo la versione di Katalin, il figlio stava riposando. Aveva recuperato un giocattolo: tornando, era già ferito. I due erano soli.
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