Allarme peste suina africana, un caso in Piemonte: paura per gli allevamenti

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Il primo caso ad OVADA in provincia di ALESSANDRIA – Cinghiale morto conferme da Zooprofilattico

C’è un caso di peste suina africana in Piemonte, più precisamente ad Ovada, dove le analisi di una carcassa di cinghiale hanno dato esito positivo alle analisi. Un fatto che preoccupa in particolare il commercio delle carni suine italiane, cui potrà subire gravi conseguenze con la possibilità che i Pesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione possano imporre il divieto di importazione di tutti i prodotti suini dell’intero Paese in cui la Psa si è manifestata. Gli esami sono stati effettuati dall’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, centro di referenza nazionale per le malattie da postivirus.

Peste suina africana: cos’è e perchè preoccupa

La peste suina proveniente dall’Africa è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, solitamente letale.

La malattia ha gravi conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui solitamente si diffonde anche perchè non esistono nè vaccini nè cure. I ceppi più aggressivi del virus sono generalmente letali (il decesso avviene entro 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi) e gli animali infettati da ceppi meno aggressivi del virus della peste suina africana possono non mostrare i tipici segni clinici.

I segni tipici di questo morbo sono simili a quelli della peste suina classica e per distinguere l’una dall’altra occorre una diagnosi specifica di laboratorio. I sintomi tipici includono febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne con emorragie evidenti su orecchie e fianchi. Può verificarsi anche la morte improvvisa. Questo tipo di malattia, solitamente, è presente nell’Africa sub-sahariana ma nel 2007 si verificarono focolai infettivi in Georgia, Armenia, Azerbaigian nonché Russia europea, Ucraina e Bielorussia

Primo caso in Piemonte

Un caso di peste suina africana che sta facendo preoccupare gli esperti è stato riscontrato in Piemonte. Nelle analisi della carcassa di un cinghiale ubicata ad Ovada infatti, che si trova provincia di Alessandria, è stato trovato un caso di peste suina. Ora la documentazione è stata trasmessa al ministero della Salute e poi, per analisi più approfondite, verrà trasmesso tutto quanto anche alla Commissione Europea e all’Oie (Organizzazione mondiale della Sanità animale).

«Sono in corso le riunioni con i Servizi veterinari territorialmente competenti, le Autorità di gestione forestale e con i Settori ambientali e faunistico venatori. Come previsto dal Piano nazionale per le emergenze di tipo epidemico, è stato avviato l’insediamento delle Unità di crisi a livello locale, regionale e nazionale per l’adempimento delle azioni previste dal manuale operativo e dalle norme specifiche in materia. Nelle prossime ore verranno definite la “zona infetta” e la “zona di sorveglianza”, con le relative prescrizioni. Stiamo agendo con la massima tempestività, l’immediata e coordinata attuazione delle misure di controllo nei suidi selvatici risulta fondamentale nel tentativo di confinare ed eradicare il più possibile la malattia».

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, dopo che il Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep) dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche ha confermato il sospetto di infezione da Peste Suina Africana (PSA) riscontrato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta in un cinghiale, appunto, rinvenuto morto nel territorio di Ovada

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Carlotta Chiera

Pubblicista Giornalista presso DayItaliaNews Diplomata in Amministrazione Finanza e Marketing

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