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Altavilla Milicia

Altavilla Milicia: i messaggi choc del figli 16enne prima di morire e il racconto horror della sorella

Pubblicato il 19 Febbraio 2024

“Te la faccio in breve: nella mia famiglia ultimamente sono successe cose strane e c’entra il mondo spirituale e ora sono venuti due Fratelli di Dio e stanno liberando mia madre e mio fratello che hanno dei demoni molto maligni addosso. La mia famiglia si sta distruggendo per colpa della mia indifferenza, io scappo sempre da casa mia per stare con voi e svagarmi perché io in questa casa non sento pace”.

È il 4 febbraio e nella villetta dell’orrore di Altavilla Milicia il folle rito di purificazione dal demonio va avanti da giorni. Kevin, il 16enne che verrà ammazzato una settimana dopo insieme alla madre e al fratellino, dal padre e da due complici, manda un messaggio al suo migliore amico spiegandogli cosa sta accadendo.

“Per colpa di questo atteggiamento il diavolo si sta mangiando la mia famiglia”, spiega il ragazzino completamente plagiato dal padre, Giovanni Barreca un fanatico religioso.

“So che può sembrare strano- prosegue – Ma ti assicuro che è tutto vero… Ieri mio fratello e mia madre erano posseduti e dicevano cose spaventosissime. Un bambino di 5 anni che ti dice che il demone che ha dentro è venuto in questa famiglia per distruggerci e ucciderci uno ad uno. Come te lo spieghi?”.

L’adolescente non sa ancora cosa l’aspetta. I messaggini sono parte dell’agghiacciante racconto dell’esorcismo culminato in tre omicidi: quello di Kevin, della madre Antonella Salamone e del fratellino più piccolo Emanuel.

Delitti agghiaccianti per cui sono indagati il padre del ragazzo, la sorella 17enne, unica sopravvissuta alla strage, e una coppia di invasati – i “Fratelli di Dio” si facevano chiamare – Massimo Carandente e Sabrina Fina, chiamati da Barreca per liberare la villetta dal demonio.

I riti si sarebbero protratti per un mese.

I complici, conosciuti sui social, facevano su e giù da Palermo per andare a pregare a casa dei Barreca e per scacciare Satana dalla Salamone e dal figlio piccolo. Ma a un certo punto le preghiere non sono più bastate.

A raccontarlo è la sopravvissuta, anche lei, come gli altri indagati in cella per omicidio e soppressione di cadavere.

I carabinieri entrano nella villetta dopo la telefonata di Barreca («Mi devo consegnare. Anche se vi dico perché non ci credete. Quando uno vuole fare la volontà di Dio gli spiriti si ribellano. Mia moglie era posseduta», esordisce al 112) e trovano la 17enne a letto addormentata. La ragazza viene interrogata.

Nella sua prima versione dei fatti si descrive come mera spettatrice delle torture subite dalla madre e dai fratelli e degli omicidi. Poi davanti ai pm dei minori confesserà di aver avuto un ruolo attivo nella strage.

“Mia madre è morta recentemente, credo la settimana scorsa. È stata torturata con il phon, con la padella e con la pinza per il camino e io ho assistito. Eravamo in cucina, mia madre era a terra con il volto in giù, ed erano presenti anche Sabrina, Massimo, Kevin e mio padre. La torturavano a turno, sia Sabrina sia Massimo. Le passavano l’asciugacapelli con la massima temperatura in un punto del corpo, con la padella la colpivano sulla schiena. Hanno anche riscaldato la pinza per il camino con il fuoco e gliela hanno messa addosso. Mio padre guardava, io e Kevin eravamo in piedi e ci scambiavamo sguardi, capendo che la cosa non fosse normale”, racconta agli investigatori.

“Io infatti ho detto a Kevin che volevo andarmene di casa”, prosegue.

“Mia madre mi diceva di chiamare i carabinieri, ma io per paura di essere torturata non l’ho fatto. Mentre la torturavano le dicevano che era un demone. Volevano farla cremare, l’hanno messa su delle tavole di legno e l’hanno portata nella parte sopra la mia casa, un terreno in salita, e l’hanno seppellita lì, precisamente vicino a una cascina. Hanno scavato la buca con piccone e pala, mio padre li aveva perché ogni tanto scavava buche. La buca l’hanno scavata mio padre e Kevin, e sempre loro l’hanno messa nella buca. Sabrina e Massimo guardavano, e dicevano di portare li tutte le cose di mia madre e metterle nel pozzo. Erano tazze da collezione, attrezzi da cucina che dicevano fossero maledetti, alcune bomboniere. Poi hanno coperto e dato fuoco a tutto, compresa mia madre”.

La Salamone probabilmente, spaventata dall’evolversi dei riti, ha cercato di opporsi. Poi è toccato ai fratelli.

“La notte tra venerdì e sabato in casa hanno dormito Massimo e Sabrina, io, i miei fratelli e mio padre”, racconta ancora la ragazza. “Manuel però non era in condizioni da poter essere definito vivo. Questo però già da prima di venerdì. Era nero e con il sangue in faccia. Ho assistito infatti anche alle torture fatte a Manuel, lo torturavano con l’asciugacapelli, gli avevano dato il caffè amaro con una siringa per farlo vomitare. Le torture verso Manuel erano finalizzate a liberarlo dai demoni. Loro dicevano di non vedere un bambino di 5 anni, ma un demone. Massimo diceva di avere mal di testa come detto per colpa dei demoni, ha accusato mio fratello Kevin dicendo che era lui”, continua.

“Sabrina intanto mi chiedeva di riportare in vita Manuel, e ha accusato anche me di essere un demone. Mio fratello a quel punto è stato picchiato da Massimo e Sabrina, poi lo hanno legato con una catena piena di ruggine, cavi e fili e lo hanno messo per terra con la testa su un cuscino accanto al camino. Io ho assistito a tutto”, conclude.

“Poi me ne stavo andando e hanno iniziato a dire che se facevo così non ero una figlia di Dio. Ero distrutta, non ho fatto niente”.

Di “particolare pervicacia criminosa” degli indagati parla il gip, che ne ha disposto l’arresto.

E lancia un’accusa inquietante sulla rete di “fedeli” che frequentava la coppia di assassini: “Erano al corrente della situazione del nucleo familiare preso di mira”. La caccia ora è ai possibili complici.