Amanda Knox, secondo quanto detto durante un’intervista rilasciata in un podcast, è pronta a tornare in Italia. La ragazza salì alle cronache della ribalta per l’assassinio di Meredith Kercher, per il quale fu accusata insieme all’ex fidanzato Raffaele Sollecito. Per quel delitto fu condannato solo Rudy Guede a 16 anni e rilasciato alla fine del 2021, ma ancora alle prese con la giustizia dopo le accuse di maltrattamenti, violenze e lesioni personali da parte dell’ex fidanzata.
Durante l’intervista la Knox ha dichiarato che non avrebbe “paura di tornare in Italia e prendere posizione”, anzi sarebbe “eccitata” all’idea di poter riabilitare definitivamente il proprio nome e ottenere giustizia.
La Knox, oggi madre di due bambini, ha voglia di tornare in Italia proprio per essere un esempio per i figli: “Voglio che mia figlia e mio figlio vedano cosa vuol dire difendere la verità e i propri principi”. L’ex studentessa americana anni fa aveva detto di non essere pronta per tornare in Italia, ma adesso “tutti questi anni dopo, finalmente lo sono”.
La Knox ha un fedele seguito di fan per la sua attività di podcaster, anche se ogni tanto qualche detrattore riporta a galla la vicenda giustizia che la rese, suo malgrado, famosa. Secondo molti la Knox sfruttò la sua bellezza per “incantare” l’opinione pubblica, motivo per il quale fu ribattezzata “Foxy Knoxy” dai giornali.
L’assassinio della studentessa britannica Meredith Kercher, trovata morta con la gola tagliata nuda sotto le coperte nell’appartamento della Pergola a Perugia che condivideva con Amanda Knox, risale al 1° novembre 2007 e ancora oggi presenta molti coni d’ombra.
I principali sospettati erano proprio la Knox e il fidanzato Raffaele Sollecito, arrestati e poi assolti nel 2015. La Knox passò comunque 4 anni in carcere per un delitto che, secondo quanto stabilito da una sentenza della giustizia italiana, non ha commesso. Per quell’efferato delitto fu condannato solo Rudy Guede, rilasciato nel 2021.
Sulla Knox però pesava un’altra accusa: quella di calunnia. La 36enne americana a suo tempo infatti indicò Patrick Lumumba, proprietario congolese di un bar poi risultato del tutto estraneo ai fatti, come l’autore dell’assassinio.
Per quell’accusa la Knox passò 3 anni in carcere, per poi presentare un ricorso in appello nel 2019. I legali della donna richiamarono una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale furono violati i diritti della Knox durante gli interrogatori con gli inquirenti italiani poiché non fu supportata né da un avvocato né da un interprete.
Nel settembre del 2023 la Knox ha chiesto l’annullamento della condanna per calunnia e il tribunale ha riconosciuto la possibilità di un nuovo processo.
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