Pubblicato il 15 Novembre 2022
I tagli avverranno nel settore aziendale legato alla realizzazione dei dispositivi Amazon, tra cui l’assistente vocale Alexa, e nelle divisioni di vendita al dettaglio e delle risorse umane.
Per la società di Jeff Bezos si tratterebbe del più grande taglio di posti di lavoro nella sua storia. Significherebbe licenziare circa il 3% dei dipendenti e meno dell’1% della sua forza lavoro globale di oltre 1,5 milioni di lavoratori, composta principalmente da chi lavora a ore.
La notizia è arrivata a ridosso delle festività natalizie, un periodo in cui l’azienda ha costruito negli anni passati la sua stabilità.
Secondo quanto riportato dal Nyt, da aprile a settembre Amazon ha ridotto il numero di dipendenti di quasi 80mila unità, riducendo soprattutto il personale a ore attraverso un elevato tasso di licenziamento. Ironia della sorte, solo pochi mesi fa il gigante dell’e-commerce ha più che raddoppiato il tetto massimo dei compensi per i suoi lavoratori del settore tecnologico, nel tentativo di trattenerli in un mercato del lavoro diventato più competitivo.
Due settimane fa, però, ha bloccato le assunzioni per i prossimi mesi in tutta l’azienda, compresa la divisione cloud computing.
Negli ultimi mesi Amazon ha anche chiuso o rimodulato una serie di iniziative, tra cui Amazon Care, il suo servizio di assistenza sanitaria che non è riuscito a trovare un numero sufficiente di clienti.
E poi Scout, il robot per la consegna a domicilio delle bibite, che secondo Bloomberg impiegava 400 persone, e Fabric.com, una filiale che ha venduto articoli per il cucito per tre decenni.
Il cambiamento dei modelli di business e la precarietà dell’economia hanno provocato licenziamenti in tutto il settore tecnologico.
La scorsa settimana Meta, la società madre di Facebook e Instagram, ha annunciato il licenziamento di 11mila dipendenti, circa il 13% della sua forza lavoro. Anche Lyft, Stripe, Snap e altre aziende tecnologiche hanno licenziato negli ultimi mesi.