Pubblicato il 30 Luglio 2022
Queste le parole di Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, affidate ai suoi legali nel corso di un colloquio. Dalla ricostruzione fornita dall’uomo, fermato per la morte dell’ambulante nigeriano, tra lui e il cittadino nigeriano sarebbe nata una lite perché “l’ambulante chiedeva insistentemente l’elemosina e ha anche tenuto per un braccio la mia fidanzata”.
Ferlazzo lavorava poco in una fonderia della zona
I legali di Filippo Ferlazzo potrebbero chiedere una perizia psichiatrica. Il 32enne che ha aggredito e ucciso l’ambulante nigeriano a Civitanova Marche dovrebbe comparire lunedì davanti al Gip per la convalida del fermo.
Lo ha detto il dirigente della Squadra Mobile di Macerata Matteo Luconi durante una conferenza stampa.
Non ci sono motivi legati all’odio razziale nell’omicidio commesso dal 32enne italiano Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo.
“Le indagini sono in corso, ma la situazione è abbastanza chiara – ha detto Luconi – tutto sembra essere nato da una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell’aggressore nei confronti della vittima che gli stava chiedendo l’elemosina”.
“Saranno sentiti testimoni e visionate immagini delle telecamere per chiarire la dinamica del pestaggio”, hanno detto gli investigatori nel corso di una conferenza stampa sull’omicidio. Secondo il dirigente della Squadra Mobile di Macerata Matteo Luconi la rapidità del primo intervento da parte della polizia, intervenuta immediatamente sul luogo e aiutata da alcuni testimoni, ha permesso di “cristallizzare la situazione”, bloccando immediatamente l’autore dell’aggressione, che è stato arrestato “in flagranza di reato per omicidio volontario e rapina”. La zona, centralissima, è coperta dai sistemi di videosorveglianza e all’episodio hanno assistito molti testimoni.
Manifestazione della comunità nigeriana con la partecipazione di molta gente del posto, oggi a Civitanova Marche nel punto di corso Umberto dove ieri è stato aggredito e ucciso Ogorchukwu. Un centinaio le persone che hanno affollato la strada, esibendo una foto del morto e anche uno degli scatti dell’aggressione violentissima del 32enne italiano.
Tra i manifestanti anche la moglie di Alika, Charity Oriachi, con una bambina, parente della famiglia.
I manifestanti hanno bloccato un angolo della strada che conduce alla piazza.
Qualcuno grida anche insulti contro gli italiani suscitando le proteste di alcuni commercianti. Nella delegazione che è salita in Comune c’è anche l’avv. Francesco Mantella, legale di Alika e ora della sua famiglia.
“La Regione Marche chiederà di costituirsi parte civile nel procedimento che si aprirà, per difendere l’identità, i valori e l’immagine dei marchigiani e delle Marche. Siamo da sempre una comunità solidale, inclusiva e vogliamo rimanere tale, con l’impegno di tutti”. Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli (Fdi) in un post su Facebook.
“Insieme al dolore e al profondo cordoglio per la famiglia di Alika è necessario ribadire anche la ferma condanna di un gesto di folle e inaudita violenza, che non ha alcuna giustificazione e che lede tutti i marchigiani – spiega Acquaroli -. Le Marche sono una terra accogliente e solidale: un fatto come quello di ieri è inaccettabile per la nostra comunità ed è completamente estraneo alla nostra cultura. È necessaria tolleranza zero rispetto alla violenza, in ogni forma, con l’impegno sinergico di tutte le istituzioni, per questo la Regione chiederà di costituirsi parte civile”.
“Il problema è che ci sono episodi di violenza e criminalità in pieno giorno in tutta Italia. Non è possibile, ma succede perché manca la certezza della pena”, ha aggiunto a margine di un sopralluogo alla stazione Centrale di Milano. Salvini ha poi spiegato, rispondendo ai giornalisti, che non andrà a Civitanova Marche: “Non vado perché, se vado, sbaglio e strumentalizzo. La mia preghiera e l’impegno perché il responsabile sia punito è totale”.
Oggi invita anche a riflettere sulla diffusione dei video sull’episodio tramite i social. “Sconcerto – evidenzia – per la morte del signore nigeriano e per la brutalità di chi ha commesso l’omicidio. Alla famiglia della vittima tutta la nostra profonda vicinanza. Ma nello stesso tempo non possiamo non cogliere l’indifferenza dimostrata da chi è stato testimone di quanto stava accadendo, che invece di intervenire per portare aiuto ha preferito scattare foto e girare filmati”. E proprio su foto e filmati Giulianelli sofferma la sua attenzione per parlare di mancanza di rispetto. “Materiale che oggi ritroviamo – dice – sulla stampa e sui social, senza che alcuno abbia prestato attenzione a cosa possa voler dire per la famiglia, per il figlio, vedere quelle immagini. Se qualsiasi altra persona si fosse trovata nella stessa situazione cosa avrebbe pensato? Ritengo che si debba ormai fornire ancora più sostanza alla nostra riflessione sull’informazione e sull’uso dei social ed è per questo motivo che diviene indispensabile un confronto allargato con altre autorità di garanzia che si occupano di queste problematiche, come il Corecom, con l’Ordine professionale dei giornalisti, con i rappresentanti delle nostre istituzioni regionali. È un appello che spero possa trovare riscontro in tempi celeri”.