Pubblicato il 31 Agosto 2021
Si può davvero dire che una religione sia superiore all’altra? È il caso di chiederselo, nel Ventunesimo secolo. È arrivata, per il tramite di un autorevole teologo argentino, la risposta del Vaticano al Rabbino Rasson Arousi, che aveva chiesto chiarimenti su affermazioni di Papa Francesco. Questi, nella catechesi dell’11 agosto scorso, avrebbe sminuito la religione ebraica. Sono sottili spiegazioni teologiche, ma dietro a tutto c’è la concordia tra religioni, ci sono i rapporti di “buon vicinato”. Si parla di San Paolo e della superiorità dell’amore sulla legge: lede l’ebraismo? Questa domanda ha acceso gli animi.
Víctor Manuel Fernández, arcivescovo di La Plata, sull’Osservatore romano si esprime in questo modo: “Quando san Paolo parla della giustificazione per la fede, in realtà sta riprendendo profonde convinzioni di alcune tradizioni ebraiche. Perché se si affermasse che la propria giustificazione si ottiene attraverso il compimento della Legge con le proprie forze, senza l’aiuto divino, si starebbe cadendo nella peggiore delle idolatrie, che consiste nell’adorare se stessi, le proprie forze e le proprie opere, invece di adorare l’unico Dio. È imprescindibile ricordare che alcuni testi dell’Antico Testamento e molti testi ebraici extrabiblici mostravano già una religiosità della fiducia nell’amore di Dio e invitavano a un compimento della legge attivato nel profondo del cuore dall’azione divina (cfr. Ger 31, 3.33-34; Ez 11, 19-20; 36, 25-27; Os 11, 1-9, etc.) (1). La emunà, atteggiamento di profonda fiducia in Yahweh, che attiva l’autentico compimento della Legge, ‘è al centro stesso dell’esigenza di tutta la Torah’
Un’eco recente di questa antica convinzione ebraica, che rinuncia all’autosufficienza dinanzi a Dio, si può trovare nella seguente frase del Rabbi Israel Baal Shem Tov (inizio del XIX secolo): ‘Temo molto più le mie buone azioni che mi producono piacere di quelle cattive che mi producono orrore’.
Le tradizioni ebraiche riconoscono anche che per compiere integralmente la Legge occorre un cambiamento che parte dai cuori. Cristiani ed ebrei non diciamo che a valere è il compimento esteriore di certe usanze senza l’impulso interiore di Dio (…) D’altro canto, ricordiamo che secondo la profondissima interpretazione di sant’Agostino e di san Tommaso sulla teologia paolina della legge nuova, la sterilità di una legge esterna senza l’aiuto divino non è solo una caratteristica della Legge ebraica, ma pure dei precetti che lo stesso Gesù ci ha lasciato: ‘anche la lettera del Vangelo ucciderebbe se non avesse la grazia interiore della fede, che guarisce’”
Ebraismo religione “obsoleta”: le parole del Papa
“Dio ha offerto loro la Torah, la Legge, in modo che potessero comprendere la Sua volontà e vivere nella giustizia. La Legge, però, non dà la vita, non offre il compimento della promessa perché non è capace di poterla realizzare. La Legge è un cammino, un cammino che porta verso un incontro… Chi cerca la vita deve guardare alla promessa e al suo compimento in Cristo”.
Nella lettera indirizzata al Cardinale Kurt Koch, capo del dipartimento che gestisce le relazioni con il popolo ebraico, rav Rasson Arusi sottolinea come “nella sua omelia, il Papa presenta la fede cristiana non solo come sostituto della Torah, ma afferma che quest’ultima non sia più fonte di vita, implicando che la pratica religiosa ebraica nell’era attuale sia ormai obsoleta.”