Pubblicato il 14 Agosto 2021
Nei video c’è Andrea Distefano che combatte. Lo fa contro il fuoco, contro l’abbandono delle Istituzioni, contro i criminali che incendiano la Sicilia.
Andrea è morto per difendere la sua Terra, è morto da eroe, nel silenzio o nel sussurrare di facciata di chi dovrebbe avere l’obbligo di evitare che un padre venga strappato alla sua famiglia.
Perché Andrea è rimasto schiacciato dal suo trattore che trainava una cisterna d’acqua mentre per l’ennesima volta accorreva disperato per fronteggiare un incendio che stava devastando il frutto del lavoro, dei sacrifici. Andrea, a 34 anni, padre di due bambini, non doveva morire per cercare di spegnere l’incendio in un’oasi naturale protetta, quella di Ponte Barca, nel territorio di Paternò, provincia di Catania.
Oasi naturale protetta da chi?
Andrea è morto perché l’immenso, preziosissimo patrimonio naturalistico siciliano non è tutelato. Perché mancano uomini, mezzi. Nell’Italia eternamente a due velocità non si valuta, non si analizza, non si agisce per il bene comune.
Perché se così fosse, la Sicilia, minacciata dalla criminalità cinica, ottusa e dal clima, sarebbe supportata adeguatamente. Ma non è così. Che bruci. Che si perdano case, aziende, posti di lavoro. Che si rischi la vita. Che si perda la vita. Tanto, a chi interessa?
Di certo non a chi governa. La morte di Andrea non fa notizia a livello nazionale. Un padre 34enne che fa l’agricoltore per sostenere la sua famiglia e accorre dove lo Stato dovrebbe garantire l’intervento di un nugolo di uomini e mezzi, non ha il valore di una medaglia olimpica, di una notizia di calcio mercato o della polemica politica del giorno.
E turba, infastidisce ancor di più la tiepida o assente reazione di rappresentanti istituzionali regionali e locali: la massima espressione un post laconico, di routine, del sindaco di Paternò Nino Naso e il lutto cittadino. Il minimo sindacale. Il compitino da consegnare per non lasciare il foglio in bianco.
Mentre i terreni demaniali continuano a rimanere incolti, incustoditi, trappole distruttive pronte a scattare. Chi ama e lavora la terra chiede da tempo un tavolo alla Regione per mettere nero su bianco quel che serve, che serve davvero. Lo fanno senza chi dovrebbe rappresentarli istituzionalmente accanto.
Soli. Come Andrea. Eroe vero dell’Italia che preferisce distrarsi, sottovalutare, delegare, lasciare morire.