“Questa per me non è una sconfitta, essere qui, scavalcare quella corde è un onore”, sottolinea mentre attorno si scatena, oltre all’ondata mediatica e social, un caso politico un caso politico per i valori di testosterone dell’algerina che all’ultimo Mondiale ne avevano provocato la squalifica.
“Non sono nessuno per giudicare e non ho nulla contro la mia avversaria. Avevo un compito e l’ho eseguito anche se non ce l’ha fatta. Tutto quello che è accaduto prima dell’incontro non ha influito assolutamente”, spiega la pugile che fa parte della Nazionale e della polizia.
“Ho sempre combattuto come una guerriera ma anche i guerrieri a volte si arrendono. Quando la battaglia è persa conficcano la spada nella terra, con onore. Ed è quello che ho fatto io. Non mi sono arresa, ho solo detto a me stessa che non era il mio momento. Devo accettarlo e andare avanti. Non mi fa paura nulla dopo la morte di mio padre e se è andata così è perché Dio e mio padre hanno voluto così in questo ultimo chilometro”, conclude la 25enne napoletana.
“Angela ha ricevuto centinaia di messaggi, anche sui social, che la invitavano a non combattere per la sua incolumità e per dare un segno di protesta”, dice il direttore tecnico Emanuele Renzini.
“Ha avuto un problema ai denti pochi giorni fa, stava prendendo degli antibiotici e pensavo fosse quello il problema. Conoscevamo Khelif, non la consideravamo imbattibile. Angela non è salita sul ring battuta ma si è preparata con scrupolo. Vederla uscire così dispiace. L’algerina è qui perché il Cio ha preso questa decisione, molto difficile da prendere perché il caso è complicato, di sicuro anche lei avrà sofferto per tutto quello che sta accadendo”, conclude il d.t. azzurro.
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