La popolazione di Ariano Irpino risultata colpita dal Coronavirus ha conservato una memoria anticorpale.
Questo l’interessante risultato raggiunto grazie ad uno studio incentrato sulla resistenza della memoria immunitaria, condotto dall’ASL in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e l’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli.
Un percorso di indagine meticoloso conclusosi a gennaio 2021 che ha coinvolto gli oltre 750 soggetti residenti ad Ariano Irpino che a maggio scorso si erano ammalati di Sars-Cov2.
La ricerca è stata condotta sottoponendo la popolazione a controlli periodici per la verifica della presenza nel tempo degli anticorpi contro il Coronavirus nel sangue.
Il 5 marzo del 2020, è stato certificato il primo caso covid all’ospedale Frangipane di Ariano Irpino. Poche ore più tardi, durante la notte, l’arrivo di un secondo paziente risultato poi positivo.
Il 9 marzo poi, ad Ariano si contavano già 5 casi. E a crescere non erano solo i casi di positivi ma anche quello delle vittime, infatti Ariano ne ha contate circa 30, durante la prima ondata.
Reparti chiusi in quel periodo all’ospedale Frangipane per tentare di arginare il virus.
E poi, Il 15 marzo, la decisione della Regione Campania, con l’ordinanza di De Luca che dichiarava Ariano zona rossa.
La prima zona rossa del Mezzogiorno.
Fino al 22 aprile, la città era interdetta agli ingressi ed alle uscite. Non si entrava e non si usciva se non per urgenze. A presidiare la zona le forze dell’ordine.
Un incubo che ha fatto conoscere Ariano Irpino, ovunque.
I dati raccolti mediante questa intensa attività di follow-up hanno evidenziato come, a distanza di oltre 9 mesi dall’insorgenza dei sintomi, il 99% della popolazione infettata che si è sottoposta ai controlli mostrasse un valido titolo anticorpale, con tamponi sempre negativi.
Un risultato che, seppur limitato alla quantità di campioni analizzati, contribuisce ad aprire scenari di ricerca estremamente interessanti che riguardano gli studi sulla memoria anticorpale.
La proficua collaborazione tra l’ASL di Avellino, l’IZSM e l’Azienda Ospedaliera dei Colli proseguiranno con ulteriori progetti e indagini sulla sieroprevalenza con l’obiettivo di valutare la diffusione del virus.
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