Mario D., un bambino di 20 mesi, è morto ad Asti circa due settimane fa per una crisi respiratoria, al funerale erano presenti tutte le persone che hanno fatto parte della breve e sfortunata vita del piccolo Mario: i genitori adottivi, gli assistenti sociali e alcuni operatori sanitari del centro specializzato di Tortona che lo hanno avuto in cura, cercando invano di salvargli la vita.
Mancavano però le persone che avevano dato la vita al piccolo: i genitori biologici, infatti, non erano stati ritenuti idonei per badare al piccolo, che quindi era stato loro sottratto con un provvedimento-lampo da parte del Tribunale per i Minorenni appena nato, quando si trovava ancora in ospedale con la madre.
I due genitori biologici non sono stati neanche avvisati della morte del figlio. Una brutta storia che, da un punto di vista umano, lascia sicuramente segni indelebili.
Per il piccolo Mario la vita è stata in salita sin dalla nascita. I servizi sociali osservavano da tempo la coppia, ritenuta inadatta per badare ad un neonato. Fin da subito quindi il bimbo era stato affidato ad una famiglia affidataria ed erano già state avviate le pratiche per l’adozione.
Purtroppo il piccolo soffriva di una grave malattia congenita sin dalla nascita, perciò fu trasferito in un centro specializzato per ricevere le cure necessarie. I genitori naturali potevano comunque vederlo ogni due settimane. Successivamente però è stato negato loro il consenso di poter vedere il figlio e, da quel momento, non hanno più ricevuto alcuna notizia di lui.
Nei giorni scorsi il piccolo ha avuto una grave crisi respiratoria che purtroppo non è riuscito a superare. Dopo neanche due anni di vita il bambino si è spento.
La tragedia però non sarebbe stata comunicata ai genitori biologici. I funerali sono stati organizzati dai Servizi Sociali, che non avrebbero avvisato i genitori naturali, i quali hanno appreso della morte del figlio solo tramite altre fonti.
Come spiega l’avvocato del padre di Mario D. in un’intervista a La Repubblica, non ci sono violazioni giuridiche da parte del Comune di Asti e del Tribunale per i Minorenni di Torino.
“Da un punto di vista umano– conclude l’avvocato – si poteva però fare meglio e diversamente”.
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