Pubblicato il 2 Dicembre 2023
Sarebbe durata circa mezz’ora l’agonia di Giulia Cecchettin, dopo essere stata colpita con violenza con diverse coltellate da Filippo Turetta. Sarebbero una ventina le coltellate – secondo il medico legale Antonella Cirnelli – dopo la prima ispezione esterna nel giorno del ritrovamento del corpo della ragazza. L’autopsia è durata circa 12 ore ed è stata coordinata dall’anatomopatologo Guido Viel che ha stabilito che la 22enne è morta per dissanguamento, con le ferite più profonde riscontrate alla base del collo, anche se, spiega al Corriere uno degli esperti che ha partecipato all’autopsia: “La carotide e la giugulare sono però risultate integre”.
L’aggressione
Come ricostruisce Repubblica, l’aggressione sarebbe avvenuta in tre momenti: Il primo nel parcheggio vicino a casa della ragazza alle 23.15 di sabato 11 novembre, poi alle 23.40 nella zona industriale di Fossò dove sarebbe stata inferta la coltellata mortale. Il terzo momento dell’aggressione arriva alle 23.50, quando Turetta inizia la sua fuga, dopo aver abbandonato il cadavere della ragazza nella scarpata vicino al lago Barcis.
Giulia a Fossò aveva provato a difendersi, come si capisce dalle ferite trovate sulle mani e sulle braccia. Quando i due arrivano nella zona industriale di Fossò, lei tenta di scappare. Sarebbe stato in quel momento che Turetta l’ha inseguita e bloccata, sferrando i colpi che hanno lasciato le ferite più profonde e letali. La ragazza è caduta a terra, probabilmente battendo anche la testa. Ma a ucciderla non sarebbe stata quella caduta: per i medici legali la morte è avvenuta con maggiore probabilità per le ferite “da arma da taglio” con un solo coltello.
L’arma del delitto
Turetta aveva due coltelli: uno era stato trovato dove è avvenuta la prima aggressione, a circa 150 metri dalla casa di Giulia Cecchettin a Vigonovo. Si tratta di un coltello senza manico, con una lama di 21 cm. L’altro di 12 centimetri era stato trovato nel marsupio di Turetta, quando è stato fermato in Germania.
Restano dei dubbi ancora da chiarire
L’autopsia avrebbe chiarito che Turetta non si sia accanito sul corpo della 22enne dopo la sua morte, per l’assenza di “colpi post mortem”. Restano, invece, i dubbi sulla premeditazione e sull’aggravante della crudeltà, che dovrà essere accertata dal perito incaricato dalla procura di Venezia anche attraverso i risultati dalle Tac effettuata sul corpo della povera Giulia. Tale relazione dovrebbe stabilire l’ora esatta della morte, quanti colpi Turetta ha sferrato a Giulia e quali di queste coltellate sono risultate letali.