Mentre Kiev continua ad avanzare nel Kursk, Mosca combatte la sua guerra non solo sul campo ma anche fuori. In particolare il governo di Putin ha messo nel mirino i cosiddetti dissidenti, di cui Navalny era uno dei principali esponenti. L’ultimo caso più eclatante è quello di Ksenia Khavana, ballerina dalla doppia nazionalità russa e americana accusata di tradimento e condannata a 12 anni di carcere per aver donato 51 dollari all’Ucraina.
Il cognome da nubile di Ksenia è Karelina, che vive da tempo a Los Angeles insieme al marito e che da anni ormai ha ottenuto la cittadinanza americana dopo il matrimonio. Lo scorso febbraio è tornata in Russia per trovare i parenti ed è stata arrestata a Ekaterinburg. Il Servizio di sicurezza federale russo ha motivato l’arresto spiegando che la donna ha raccolto denaro per un’organizzazione ucraina, poi utilizzato per acquistare forniture mediche tattiche, attrezzature, armi e munizioni per le forze armate. L’accusa della Russia è quella di aver organizzato una raccolta fondi e di aver donato 51 dollari all’Ucraina tramite un ente di beneficenza statunitense.
Intanto Biden, che ha comunicato di voler portare il suo mandato a termine nonostante l’annunciato ritiro, ha condannato la Russia, accusata di colpire i cittadini americani solo per vendicarsi dell’appoggio fornito dagli Stati Uniti all’Ucraina. Sulla questione è intervenuto John Kirby, portavoce della Casa Bianca, il quale ha garantito che gli Stati Uniti stanno lavorando a livello diplomatico per la situazione della Khavana. Kirby ha sottolineato che è ridicolo accusare una persona di tradimento per una cifra irrisoria come 51 dollari. Negli ultimi due anni Mosca ha ulteriormente inasprito le leggi contro i dissidenti e diversi personaggi illustri russi ne hanno pagato le conseguenze, a dimostrazione che Putin non guarda in faccia a nessuno per vincere la guerra e combattere la resistenza interna.
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