Chiara Ferragni nel mirino dell’Antitrust.
Secondo l’Antitrust, il modo in cui veniva presentata l’iniziativa poteva indurre in errore i consumatori i quali potevano pensare di contribuire alla donazione in favore dell’ospedale.
La società aveva, invece, già deciso l’ammontare a prescindere dall’andamento delle vendite del prodotto.
I pandori “griffati” Ferragni, con zucchero a velo rosa e stencil per riprodurre il simbolo dell’imprenditrice, venivano presentati come messi in vendita per sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino.
In realtà la cifra da donare era stata fissata preliminarmente e le vendite non incidevano sull’aiuto concesso al nosocomio.
Dunque, i funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi della Balocco Industria Dolciaria con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
Una vicenda che già aveva avuto un prologo con Selvaggia Lucarelli.
La giornalista è stata la prima a sollevare dubbi sulla collaborazione fra Balocco e Ferragni, affermando quel su cui adesso punta l’indice l’Antitrust.
Cioè che si sarebbe trattato di operazione commerciale camuffata da beneficenza.
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