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Bari

Bari, licenziate le vigilesse che chiesero aiuto al boss per vendicare l’insulto di un automobilista

Pubblicato il 26 Marzo 2024

Destò molto scalpore il caso delle due vigilesse a Bari, che chiesero aiuto all’autista del clan Parisi dopo aver ricevuto insulti da un automobilista nel 2017. Quel gesto è costato carissimo alle due donne, che oggi hanno ricevuto la lettera di licenziamento dopo essere state precedentemente sospese.

L’inchiesta “Codice interno”

L’episodio è emerso nel corso dell’inchiesta “Codice interno” che aveva portato all’arresto di ben 130 persone, tra le quali anche nomi eccellenti come l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso, ex consigliera comunale.

Indagata per omessa denuncia anche una funzionaria della Prefettura, che aveva chiesto aiuto ad un altro membro del clan Parisi per riottenere la sua auto dopo che le era stata rubata.

Il Viminale a suo tempo aveva inviato gli ispettori per chiarire la posizione della funzionaria, mentre pochi giorni fa ha inviato una Commissione per valutare l’eventuale presenza di infiltrazioni mafiose nel comune di Bari.

Il caso delle due vigilesse

Riavvolgiamo il nastro della memoria fino al 2017, per capire cosa è successo e perché le due vigilesse sono state licenziate. Secondo quanto emerso dall’indagine le due vigilesse avevano fermato e multato un automobilista che era passato col rosso e che le aveva successivamente offese.

Come riportato da Open le due vigilesse, per vendicare l’affronto, chiesero aiuto a Fabio Fiore, ex autista e fedelissimo del boss Savinuccio Parisi. La Procura di Bari ha sottolineato la gravità dell’azione delle due donne, rappresentanti delle forze pubbliche, che invece di denunciare l’episodio preferirono rivolgersi alla mafia locale.

Secondo l’indagine le due donne avrebbero chiamato Fiore almeno 5 volte, dopodiché l’auto dell’uomo multato fu prima rubata e poi ritrovata solo nel giorno della denuncia, consumando la vendetta richiesta dalle due vigilesse.