Pubblicato il 16 Giugno 2020
“Scatta il piano anti-Covid-19”. Tutti i cittadini bergamaschi possono sottoporsi, gratuitamente, al test sierologico. E’ partita ieri, 15 giugno, una nuova importante iniziativa del Comune di Bergamo, realizzata insieme ad Habilita, Humanitas, SynLab, Abbott, DiaSorin, Vodafone e in collaborazione con Avis, Croce Rossa Italiana Comitato di Bergamo, Associazione Nazionale Alpini Sezione di Bergamo e i volontari dei Rotaract della provincia di Bergamo. Iniziativa che vede la collaborazione e la supervisione di Regione Lombardia e dell’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo, nel rispetto delle indicazioni previste dalla delibera regionale 3131 in tema di test sierologici, segnatamente per quelli realizzati al di fuori del sistema sanitario regionale.
Una grande ricognizione, della durata di cinque settimane circa, sulla situazione del virus in città con una particolare attenzione nei confronti di quella parte di popolazione orobica, ancora in età lavorativa. I 50mila test gratuiti sono, infatti, rivolti ai residenti in città, con priorità alle persone tra i 18 e i 64 anni e successivo possibile coinvolgimento delle altre fasce d’età. L’eventuale tampone di verifica sarà anch’esso gratuito. Per poter realizzare questo ambizioso piano di test a tappeto, il Comune di Bergamo ha raccolto intorno a sé diversi partner privati e del Terzo settore, in più ha messo a disposizione quattro diversi spazi cittadini: la palestra della Scuola Mazzi, il complesso sportivo di Via dei Carpinoni, la palestra della Scuola Muzio, e il foyer del Teatro Creberg.
In ognuno di questi spazi, cinque giorni a settimana saranno effettuati 500 prelievi al giorno. Ciascuno spazio allestito sarà, rigorosamente, sanificato e igienizzato. Fare prevenzione e contenere la diffusione della pandemia, sono i principali obiettivi sanitari dello screening sul territorio, già così duramente colpito nei mesi scorsi. I test sierologici forniscono diverse informazioni: la verifica dell’esposizione al virus e, grazie alla successiva esecuzione del tampone, l’individuazione di casi asintomatici, e la diffusione dell’infezione nella comunità. Queste informazioni non costituiscono una patente di immunità ma, sommate all’impegno dei cittadini a rispettare le norme suggerite dalle Autorità Sanitarie Regionali, possono aiutare a ridurre il contagio.