Il disgelo tra Biden e Putin vale 1,4 miliardi di prodotti agroalimentari Made in Italy bloccati dall’embargo russo, che dura da quasi 7 anni con danni all’economia e all’occupazione tricolore. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del vertice a Ginevra tra il presidente degli Stati Uniti e quello della Russia. Una occasione per superare l’embargo deciso da Mosca con decreto numero 778 del 7 agosto 2014 e più volte rinnovato come ritorsione alla decisione dell’Unione Europea di applicare sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina, che – sottolinea la Coldiretti – ha colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. “In un momento difficile per l’economia mondiale a causa della pandemia Covid occorre ritrovare la via del dialogo, superando le guerre commerciali per accompagnare la ripresa mondiale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta di una scelta in continuità con l’accordo siglato tra Usa e Unione Europea per la fine delle controversie Airbus-Boeing, con il positivo stop ai dazi aggiuntivi statunitensi che hanno colpito le esportazioni agroalimentari Made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro su prodotti come Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, cordiali e liquori come amari e limoncello”. L’agroalimentare italiano – spiega la Coldiretti – è l’unico settore colpito direttamente dall’embargo di Putin che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura. Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge – continua la Coldiretti – la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy, realizzati in Russia come parmesan, mozzarella, robiola, o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano, parmesan e gorgonzola di produzione Svizzera e parmesan o reggianito di origine brasiliana o argentina. Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia” all’insalata “Buona Italia”, dalla robiola Unagrande alla mortadella Milano. A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa, ma – riferisce la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile che nel corso degli anni hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. Il rischio – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, è stata frenata per la mancanza degli ingredienti principali.
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