Una categoria di cui ultimamente si sta parlando un po’ meno, ma che fino a qualche mese fa era di strettissima attualità. I no vax hanno fatto proteste e manifestazioni, per esprimere la propria opinione, di tutti i tipi in Italia in questi ultimi anni, ma purtroppo ci sono anche quelli che rifiutano le cure, per sé o per i propri figli, per la loro ideologia. Questo, per esempio, è quanto successo a Milano dove un bambino di 4 anni e mezzo si è sentito male ed è stato trasportato d’urgenza in un ospedale del capoluogo lombardo. Qui, purtroppo, gli è stata diagnosticata una forma molto aggressiva di tumore. I medici gli hanno lasciato una speranza: cominciare subito il ciclo di cure. La struttura sanitaria che si occupa e può somministrare queste cure però si trova fuori Milano. Così, si è pensato di trasferire immediatamente il piccolo in questo nosocomio, ma prima occorre un tampone per scongiurare il fatto che il piccolo possa essere affetto da Covid. Una procedura normale di questi tempi e richiesta da tutti gli ospedali e in questo caso assolutamente necessaria, poiché in quella struttura sono ricoverati molti pazienti immunodepressi. Non la pensano così, però, i genitori del bimbo, italiani e no vax, che si sono rifiutati e hanno negato il consenso ai medici.
CI ha pensato un pm della Procura di Milano a sbloccare la situazione che stava diventando spiacevole ed ingarbugliata. Secondo quanto riportato da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, infatti, il magistrato ha forzato le regole perché il prelievo forzoso di campioni biologici può essere disposto soltanto a tutela di un’indagine. Per questo ha immediatamente aperto un fascicolo di indagine a carico dei genitori no vax per l’ipotesi di tentato omicidio nei confronti del figlio. Ecco che, quindi, è stato effettuato il tampone ed il piccolo è stato trasferito in questo seconda struttura. Ferrarella, quindi, scrive che secondo l’articolo 359-bis di procedura penale un “prelievo coattivo di campioni biologici su persone viventi” è ammesso soltanto “nei casi di urgenza quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave o irreparabile pregiudizio alle indagini”. Questa vicenda rientrava in questa casistica e, quindi, per questo motivo la procura ne ha aperta immediatamente una.
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