Pubblicato il 10 Novembre 2021
Catanzaro. Il biologo 42enne Matteo Vinci è morto e il padre, Francesco, 70enne, è rimasto ferito nello scoppio, azionato con un radiocomando, di una bomba collocata sotto l’automobile sulla quale stavano viaggiando. Due ergastoli e due condanne a 20 e 12 anni di reclusione sono stati chiesti dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Andrea Mancuso, nel processo in corso a Catanzaro, in Corte d’Assise, a carico dei presunti responsabili. L’attentato fu compiuto a Limbadi, nel vibonese, il 9 aprile del 2018.
Il carcere a vita è stato chiesto per la 64enne Rosaria Mancuso e per il genero della donna, Vito Barbara, di 28 anni, accusati di essere stati i mandanti dell’attentato.
La richiesta della condanna a 20 anni riguarda invece Domenico Di Grillo, di 72 anni, marito di Rosaria Mancuso, accusato del tentato omicidio di Francesco Vinci, avvenuto nel 2017. Vinci era stato pestato e aveva subito la frattura della mandibola. Dodici anni di carcere, infine, sono stati chiesti per Lucia Di Grillo, di 32 anni, figlia di Domenico Di Grillo e Rosaria Mancuso e moglie di Vito Barbara, accusata di lesioni personali ai danni di Francesco Vinci e della moglie Rosaria Scarpulla, vittime di un’aggressione nel 2014.
Secondo l’accusa bisogna collegare le vessazioni ai danni dei Vinci, dalle quali è scaturito l’omicidio, al loro rifiuto di cedere un loro terreno alle famiglie Mancuso e Di Grillo. La famiglia Vinci non si sarebbe lasciata intimidire dalle pressioni subite, promuovendo anche dei procedimenti giudiziari in sede civile e penale: di qui, sempre sulla base della tesi accusatoria, i propositi di vendetta (fonte: Ansa).