Multe finte, mensilità di un affitto “estorte” ad un cittadino straniero e falsificazione di documenti sono le pesantissime accuse mosse nei confronti di M.M., ex vigile 60enne in servizio a Urago d’Oglio, in provincia di Brescia.
Una pioggia di soldi finivano nelle tasche dell’ex agente di Polizia per finanziare il suo vizio: la cocaina.
Il tutto si sarebbe verificato a cavallo tra il 2019 ed i primi mesi del 2020, periodo durante il quale l’ex agente si sarebbe fatto pagare in nero ogni multa tra le 100 e le 200 euro.
Una vicenda gravissima che è venuta alla luce alla conclusione delle indagini portate avanti dai carabinieri di Rudano e dalla Procura di Brescia.
L’ex agente era solito fermare automobilisti nel bresciano, comminando delle sanzioni pecuniarie tra i 100 ed i 200 euro per eccesso di velocità che si faceva consegnare direttamente a mano.
Tutto in nero praticamente, quindi i soldi delle multe finivano dritti nelle tasche dell’ex agente. Un meccanismo ben oliato che è andato avanti per tutto il 2019 e i primi mesi del 2020.
Fino a quando le forze dell’ordine hanno “annusato” qualcosa di strano, iniziando così ad indagare sul 60enne.
Quella delle multe finte però non sarebbe stato l’unico reato commesso dall’ex vigile, secondo l’accusa infatti l’uomo era solito falsificare documenti per riscuotere alcune mensilità dell’affitto di un cittadino straniero, per un totale di circa 4.000 euro, senza versarle alle legittime proprietarie dell’abitazione.
Un’altra entrata costante di denaro in nero, che veniva utilizzata per acquistare cocaina e “sovvenzionare” il suo vizietto.
Le indagini hanno consentito di raccogliere elementi sempre più gravi nei confronti del 60enne.
Utilizzando il denaro raccolto in nero dai poveri malcapitati, in base agli elementi raccolti l’ex agente quasi ogni giorno si recava a Martinengo, in provincia di Bergamo, per acquistare la droga dal suo spacciatore di fiducia.
Un viaggio che, tra l’altro, veniva fatto con l’auto di servizio. Altro elemento accusatorio che aggrava la posizione del 60enne.
Il 60enne già due anni fa fu interdetto dai pubblici uffici, alla conclusione delle indagini scattò la misura cautelare di sospensione immediata dai pubblici uffici.
Nei successivi mesi sono continuati gli accertamenti fino alla chiusura dell’inchiesta, che ha portato al rinvio a giudizio dell’uomo. L’accusa nei suoi confronti è di peculato, falso ideologico in atti d’ufficio e appropriazione indebita. Il processo prenderà il via il prossimo luglio.
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