Pubblicato il 2 Agosto 2023
La scuole deve insegnare, ma anche educare; e punire comportamenti contrari al sentire comune. Non la pensavo evidentemente così quei professori e professoresse di una scuola media di Latina che hanno promosso gli alunni di una terza media che per mesi hanno bullizzato una compagna di classe. Lo facevano principalmente attraverso un gruppo WhatsApp dal nome decisamente evocativo, “Ebola”, nel quale la prendevano in giro per l’aspetto fisico e il portamento. Nessuno di loro ha subito conseguente a livello scolastico. Non solo: i genitori non hanno voluto neanche mandarli almeno ai lavori socialmente utili, attivando un percorso di “giustizia riparativa”.
Come riportano i colleghi de “Il Messaggero – Latina”, i ragazzi si sarebbero giustificati dicendo che per loro era solo un “gioco”: eppure, le conseguenze sulla ragazza sono state gravissime, dato che quest’ultima ha iniziato ad isolarsi e ad entrare in ritardo a scuola per evitare di incontrarli davanti la struttura.
La giovane ha così raccontato tutto alla madre e, dopo la denuncia e la successiva indagine per istigazione al suicidio e stalking, l’inchiesta giudiziaria rischia adesso di chiudersi con l’archiviazione legata alla giovane età dei ragazzi, tutti al di sotto dei 14 anni e, quindi, non imputabili.
Dopo la richiesta della Procura dei Minori di Roma, ora l’ultima parola spetta al Gip. Al momento, l’unica conseguenza per i ragazzi è stata il 6 in condotta.