Il 2020 è stato un anno particolarmente difficile per l’economia; ogni settore merceologico e commerciale ha risentito in maniera più o meno consistente dell’emergenza provocata dalla diffusione del COVID-19. In Italia, in particolare, dopo il lockdown nazionale disposto in primavera dal Governo, le restrizioni hanno colpito principalmente gli operatori del settore della ristorazione e dell’Horeca, i quali hanno dovuto dapprima adeguarsi ad un rigido protocollo sanitario e poi adeguare i propri locali al fine di controllare e contingentare gli ingressi. I mancati introiti di bar, ristoranti e hotel hanno avuto notevoli ripercussioni anche su un settore di rilievo come quello del caffè; a fare maggiormente le spese delle restrizioni che periodicamente hanno colpito gli esercizi in cui i prodotti di torrefazione vengono maggiormente consumati – al di fuori dell’ambiente domestico – sono stati i piccoli distributori, i cui introiti derivano principalmente dall’Horeca. C’è però l’altra faccia della medaglia: il settore, nel complesso, ha registrato nel corso del 2020 un sensibile incremento delle vendite dovuto, almeno in parte, alle contingenze legate all’emergenza sanitaria ancora in corso e in grado di bilanciare le perdite degli esercizi commerciali.
Stando ai dati elaborati dall’IRI relativi all’anno 2020, le vendite di caffè sono aumentate in valore, rispetto al 2019, del 10.3%. Tale percentuale si traduce in un valore complessivo pari a 1.526 milioni di euro, ben 142 milioni di euro in più rispetto al dato registrato nel 2019 (1.384 milioni). L’incremento non è stato influenzato da un discreto rincaro del prezzo del caffè al kg, che nel 2020 è aumentato del 7%.
Il trend evidenziato dai dati sopra riportati si deve, almeno in parte, agli effetti della pandemia (ed in particolare le chiusure e le limitazioni imposte a bar e ristoranti): il considerevole aumento registrato dal settore del caffè è dovuto agli acquisti effettuati sia tramite canali fisici (negozi al dettaglio, discount e supermercati) sia per mezzo degli e-commerce specializzati.
Il trend positivo registrato dal settore del caffè nel 2020 si riflette nelle percentuali di incremento delle vendite che riguardano i singoli prodotti; nello specifico, sono aumentate in valore le vendite delle cialde (+ 18,2%), delle capsule (+26,8%), del caffè solubile (+3,6%) e del macinato (+3,4%). L’unica nota negativa è rappresentata dal caffè in grani che, rispetto al 2019, patisce un calo delle vendite del 5%.
I numeri restituiscono in maniera piuttosto chiara il cambiamento verificatosi nelle abitudini dell’utente medio; milioni di italiani hanno ripiegato sul ‘fai da te’ nel momento in cui andare al bar non era possibile o, dopo il lockdown, non era ritenuto sufficientemente sicuro. Nel dettaglio, i dati confermano la crescita delle vendite di cialde e capsule, ossia le monoporzioni di miscela che permettono di ottenere una dose singola di caffè per mezzo di apposite macchine espresso. Buona parte di questo segmento di mercato si avvale del contributo degli e-commerce specializzati, come ad esempio Toro Caffè, che sfruttano i propri cataloghi digitali per offrire agli utenti un’ampia gamma di prodotti. Tra questi vi sono le monoporzioni ‘compatibili’, ossia prodotte da una torrefazione diversa da quella che realizza le macchine per l’espresso. Prodotti di questo tipo vengono proposti non solo dalle piccole torrefazioni ma anche dai marchi più noti (le capsule compatibili Nespresso ne sono un esempio). È evidente, quindi, come il primato della moka, per quanto riguarda il consumo di caffè in ambito domestico, non sia più inattaccabile; ciò nonostante, anche chi opta per soluzioni alternative cerca di non sacrificare la qualità, orientando le proprie verso miscele artigianali o con caratteristiche organolettiche ben precise.
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