Pubblicato il 24 Dicembre 2024
La controversia del caso Mya
La cagnolina Mya, vittima di gravi maltrattamenti e abbandonata in un cassonetto, è stata restituita al proprietario dopo un periodo di cure al canile della Muratella. Questa decisione ha scatenato una forte reazione di indignazione da parte di associazioni animaliste, volontari e rappresentanti istituzionali, che contestano la scelta dell’Ufficio Tutela Animali del Comune di Roma.
Le critiche della garante degli animali
Patrizia Prestipino, garante per la tutela e il benessere degli animali del Comune di Roma, ha duramente criticato la restituzione, definendola un grave errore. “Mya è un animale affetto da patologie che necessitano cure continue e ha già subito gravi traumi”, ha sottolineato Prestipino, aggiungendo che il cane ha manifestato segni evidenti di paura durante la consegna al proprietario. “Un animale non mente, e il suo comportamento avrebbe dovuto essere un segnale chiaro per chi ha preso questa decisione”, ha detto. Prestipino ha inoltre lamentato la mancata considerazione delle segnalazioni fornite dall’Ufficio Benessere Animali, chiedendo maggiore coordinamento per evitare situazioni simili in futuro.
Gli appelli delle associazioni e dei politici
Numerosi appelli sono stati lanciati per rivedere la decisione. Daniele Diaco, consigliere capitolino del M5S, ha ricordato il grave passato di violenze subito da Mya, inclusa la sua sofferenza per il morbo di Cushing, e ha chiesto che il cane venga affidato a persone in grado di garantirle le cure necessarie.
Anche Dario Nanni e Simonetta Novi, consiglieri rispettivamente comunale e municipale, hanno espresso forte preoccupazione per la salute e il futuro di Mya. “Prima di essere salvata, Mya era sfruttata per accattonaggio e sottoposta a trattamenti disumani. I residenti di Fidene avevano segnalato più volte la situazione, ma le loro richieste sono state ignorate”, hanno dichiarato, annunciando un’azione per ottenere chiarezza sui criteri adottati nella decisione.
La reazione della comunità
La restituzione di Mya al proprietario è percepita come un tradimento degli obiettivi di protezione degli animali. “Questa decisione ha messo in pericolo un essere vivente già profondamente segnato da un passato di abusi”, denunciano i volontari. Le richieste di intervento si moltiplicano, e c’è grande attesa per una possibile revisione del caso.