Durante il match di Prima Categoria tra il Minturno 1936 e il Castelforte, disputato domenica scorsa, un giovane calciatore della squadra minturnese è stato bersaglio di cori omofobi da parte di un piccolo gruppo di tifosi avversari. Nonostante il contesto difficile, il ragazzo ha reagito con forza, pubblicando sui propri profili social un messaggio di rivendicazione della sua identità sessuale e della libertà di essere sé stessi.
Nel post, il calciatore ha scritto: «Lo sport è inclusione anche per un r… Sono fiero di ciò che sono e non mi fermerò qui». Parole che rappresentano una vera lezione di libertà e resilienza in un contesto, quello calcistico, spesso poco aperto alla diversità.
L’episodio ha avuto un’eco significativa, spingendo il sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli, a scrivere una lettera al collega di Castelforte, Angelo Pompeo, per esprimere il proprio disappunto e chiedere interventi concreti. «Trovo molto triste che episodi del genere vengano sminuiti e ridicolizzati, invece che condannati e prevenuti. Come istituzioni, abbiamo il compito di garantire i valori di solidarietà e umanità che lo sport rappresenta», ha scritto Stefanelli.
Il primo cittadino ha poi sottolineato l’importanza di prevenire comportamenti discriminatori, invitando le squadre coinvolte a ricostruire le dinamiche dell’accaduto e ad adottare misure disciplinari adeguate per evitare che tali episodi si ripetano in futuro.
In seguito al fatto, la società sportiva del Castelforte si è dissociata dai cori discriminatori, ribadendo il proprio impegno per una cultura sportiva basata sul rispetto. Anche l’allenatore della squadra ha espresso solidarietà al calciatore vittima degli insulti, prendendo le distanze dai tifosi responsabili.
Questo episodio, purtroppo, mette in evidenza un problema più ampio: la presenza di comportamenti discriminatori e intolleranza all’interno dello sport, che dovrebbe invece essere un simbolo di inclusione e rispetto. La vicenda ha acceso i riflettori su quanto sia ancora necessario lavorare per costruire una cultura sportiva realmente inclusiva e priva di pregiudizi.
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