Pubblicato il 14 Gennaio 2025
Un campo scuola trasformato in un lager: questa è l’accusa di tre bambini tra i 10 e 12 anni, che hanno puntato il dito contro un educatore 50enne originario di Martinsicuro, che li avrebbe colpiti e picchiati in più circostanze. La Procura di Ascoli Piceno ha voluto vederci chiaro e ha avviato un’indagine rinviando a giudizio l’uomo accusato di lesioni, abuso di strumenti di correzione e violenza privata.
Le presunte violenze nel campo scuola
I fatti si sono svolti in un campo scuola sui monti Sibillini, in provincia di Teramo, organizzato da una parrocchia della Val Vibrata. Ombre sull’operato dell’educatore si sono allungate dopo la segnalazione di un medico del pronto soccorso di San Benedetto del Tronto, che aveva visitato uno dei tre ragazzini rientrati dalla colonia.
Il medico ha ritenuto che le ferite sul corpo del bambino 12enne fossero compatibili con delle percosse e sul posto sono sopraggiunti anche i carabinieri per ulteriori accertamenti. I genitori del 12enne hanno deciso di sporgere denuncia, favorendo così l’avvio delle indagini portate avanti dalla Procura di Ascoli Piceno.
L’accusa ritiene che l’educatore abbia colpito alcuni ragazzini con colpi di cintura, provocando lividi su uno di loro. Lo stesso ragazzino ha raccontato che l’uomo in una circostanza lo avrebbe addirittura colpito alla nuca con una borraccia di metallo. Accuse pesanti anche da altri due ragazzini: uno ha detto di essere stato afferrato per il collo e un altro di essere stato colpito con uno schiaffo dal 50enne. Solo per quest’ultimo episodio ci sarebbe un testimone oculare, ma non per gli altri due casi di violenza denunciata.
La posizione della parrocchia
La denuncia ha chiaramente scosso la parrocchia che ha organizzato il campo scuola e che ha detto di essere intenzionata a fare piena luce sulla vicenda. I responsabili della colonia sono stati ascoltati dalle forze dell’ordine confermando di aver sentito alcune voci poco edificanti sui comportamenti del 50enne, ritenendo però che fossero solo ripicche da parte dei bambini che non avevano legato particolarmente con l’educatore.
Sulla questione è intervenuta anche Maria Concetta Falivene, presidente della Protezione Infanzia della Regione Abruzzo, che si è schierata a favore della famiglia del ragazzino con l’intenzione di fare piena luce sulla vicenda.