Pubblicato il 24 Agosto 2023
La legge 242/2016 ha ormai cambiato l’approccio dei consumatori al mondo della canapa. La cannabis light è adesso una realtà regolamentata, con la sua nicchia di mercato in costante crescita in Italia. Non è dunque un caso che le startup a tema canapa e CBD siano oggi sempre più numerose: gli italiani desiderosi di ritagliarsi una fetta in questo mercato in espansione investono nel settore con crescente decisione.
La crescita degli ultimi anni
La distinzione tra canapa leggera e marijuana illegale, voluta dal legislatore e fondata sulla concentrazione di THC e CBD, è ormai consolidata. Nel giro di pochi anni dalla legge 242/2016, il mercato ha cominciato ad adattarsi alla possibilità di vendere canapa leggera e prodotti derivati, sia offline che online. Nel 2020, la nicchia di mercato dedicata al CBD valeva già circa 40 milioni di euro.
In questo contesto, si sono affermati rivenditori sicuri online come canapafarm, che hanno rappresentato sin da subito un’ottima soluzione per gli acquirenti desiderosi di procurarsi infiorescenze e derivati di canapa leggera. Grazie a questi portali, la filiera della produzione e del consumo della canapa leggera in Italia è andata incontro a una crescita considerevole, arrivando fino a 200 milioni, con la possibilità di raggiungere il mezzo miliardo di euro di valore nel giro di pochi anni.
Le ragioni della crescita
Data la liberalizzazione concessa dal legislatore negli anni passati, si è innescato un circolo virtuoso che vede consumatori e produttori o rivenditori alimentarsi a vicenda. In questo contesto, in cui 1 consumatore su 4 è under 24 anni e 1 su 5 over 40, le startup dedite al CBD trovano un facile e variegato mercato in cui inserirsi. La possibilità di rivolgersi ai consumatori è inoltre arricchita dalle ricerche più recenti, che testimonierebbero le possibili applicazioni mediche e terapeutiche della cannabis light e del CBD.
In ogni caso, rivenditori vecchi e nuovi non possono fare a meno di investire sul potenziamento del comparto online: le vendite a distanza, anonime e con opzioni di consegna anche gratuita o espressa, rappresentano nel 40% dei casi la soluzione vincente per i consumatori, rivelandosi così un servizio indispensabile per tutti i rivenditori. Questa nuova abitudine si è poi radicata profondamente con la pandemia e il connesso boom degli e-commerce. Tuttavia, il rischio che l’inflazione e il carovita finiscano per ridimensionare il consumo di cannabis light e provocare una contrazione del settore, sembra sempre più concreto.