Il canone RAI, anche per il 2022, sarà riscosso dallo Stato mediante addebito nella bolletta della luce. Continua, infatti, a valere (dal 2016) la presunzione secondo cui chi è intestatario di utenza elettrica domestica residenziale possieda anche un televisore. Si torna a parlare quindi della rateizzazione di una somma che rappresenta il valore più basso di tutta Europa.
Infatti il “valore unitario del canone Rai in Italia è strutturalmente, come ben noto, il più basso in tutta Europa: 90 euro. – A porlo in risalto è l’ad Rai, Carlo Fuortes, nel corso della sua audizione in commissione Lavori pubblici del Senato”.
Fuortes spiega che si tratta di “una somma distante da quelle degli altri Paesi al punto da rendere quasi irrilevante la compresenza compensativa, per Rai, della fonte integrativa degli introiti costituita dalla raccolta pubblicitaria. Senza fare riferimento alla Svizzera e all’Austria, Paesi nei quali l’importo unitario è superiore o pari a 300 euro, o alla Germania e alla Gran Bretagna, nei quali è pari rispettivamente a 220 e a 185 euro, in Francia il canone ammonta a 138 euro, oltre il 50% in più rispetto all’Italia”.
“Se, in aggiunta, si considerano le varie trattenute, dei 90 euro unitari Rai ne percepisce solo l’86%, mentre negli altri Paesi (Regno Unito, Germania, Francia) – precisa Fuortes – i gestori del servizio pubblico percepiscono percentuali comprese tra il 96 e il 98 %, quindi la quasi totalità”.
Come hanno sottolineato più volte gli stessi vertici Rai infatti, a fronte dei 90 euro di ammontare annuo, Viale Mazzini ne percepisce poco più di 74 euro. Il passaggio del canone infatti non avviene direttamente dalla bolletta alla Rai, ma transita per l’Agenzia delle Entrate e poi da questa alle casse della televisione pubblica.
Sottolinea ancora Fuortes che la “il canone, come è concepito ora quindi, è una risorsa incongrua rispetto agli obblighi e alle attività che la Rai svolge ed è tenuta a svolgere, come certificato dalla contabilità separata”.
“Solo canone o canone e pubblicità rappresenta un caso politico. Ne va dell’indipendenza della televisione pubblica dal sistema commerciale della pubblicità – evidenzia ancora Fuortes ai senatori che ipotizza, però, che “se nelle casse della Rai arrivasse l’intero canone da 90 euro, la cifra intera probabilmente sarebbe sufficiente a gestire diversamente l’azienda”.
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