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Alessia Pifferi

Svolta nel caso Alessia Pifferi: “Altro che deficit cognitivo, è stata imbeccata da altri”

Pubblicato il 4 Marzo 2024

Prevista una nuova udienza del processo ad Alessia Pifferi, sulla quale pende la pesante accusa di omicidio pluriaggravato per aver lasciato la figlia Diana di appena 18 mesi sola nel luglio 2022 per 6 giorni. La perizia ha stabilito che la donna “al momento dei fatti era capace di intendere e di volere” e il pm di Milano Francesco De Tommasi sta indagando anche sulle due psicologhe che l’hanno seguita per falso e favoreggiamento. Secondo l’accusa le due psicologhe avrebbero “imbeccato” la Pifferi e tra le indagate c’è anche l’avvocato della donna, Alessia Pontenani.

L’esperto: “La Pifferi ha riutilizzato parole delle psicologhe”

Come riportato da Today secondo lo psichiatra Elvezio Pirfo, che ha firmato la relazione richiesta dai giudici della corte d’Assise, “l’intervento delle due psicologhe a mio avviso non era appropriato” e anche il test di Wais “va letto in questa prospettiva”.

Secondo lo psichiatra non ci sono elementi sufficienti per stabilire se la Pifferi sia stata “influenzata” dalle sue psicologhe, dal momento che i colloqui non sono stati videoregistrati e “quindi non è possibile ricostruire il clima” né le risposte sarebbero state riportate in modo completo.

Tuttavia Pirfo ha dichiarato che, secondo lui, la Pifferi ha mostrato la capacità di riutilizzare le parole delle due professioniste: “Non sono in grado di dire se c’è stato condizionamento, ma sì di apprendimento: certe risposte della Pifferi restituiscono la capacità di comprendere e riutilizzare le parole delle psicologhe”.

“Nessun disturbo della personalità”

Pirfo sembra invece non avere dubbi sulla capacità di intendere e di volere della Pifferi, che non avrebbe disturbi della personalità né tanto meno deficit cognitivi.

Dai tre colloqui clinici, dai test psicodiagnostici, dai colloqui videoregistrati e dal diario clinico di San Vittore emerge una donna “quasi apatica, con una maschera emotiva incapace di esprimere emozioni e provare empatia”, una persona “di identità incompiuta che dipende dagli altri”, spesso da un uomo per sentirsi sicura.

Secondo l’esperto la Pifferi ha tutelato più i suoi diritti e desideri di donna, piuttosto che i doveri verso la figlia. Ha inoltre spiegato che l’imputata non mostra “nessun deficit della memoria, nessuna alterazione del pensiero. Quando descrive come ha lasciato la figlia per giorni mette in campo un’intelligenza di condotta, a ogni persona fornisce la risposta più desiderabile. Amplifica disturbi che io non ho rilevato”.

L’accusa del pm: “Alessia Pifferi è stata imbeccata”

Il pm di Milano Francesco De Tommasi è convinto che la Pifferi sia stata manipolata in qualche modo dalle due psicologhe che l’hanno seguita: “Se la finalità è quella di insistere sulla validità di quella nota relazione, io preannuncio che fornirò nero su bianco la prova che l’imputata ha reso, nei colloqui col perito, delle dichiarazioni precostituite e imbeccate da altri”.

De Tommasi ha inoltre ricordato il presunto abuso sessuale subito alla Pifferi in giovane età: “Vi fornirò la prova che il presunto abuso sessuale subito quando era minore è assolutamente falso e che questo racconto è frutto di un suggerimento preciso che è stato dato all’imputata”.

Il pm inoltre ha paventato la possibilità del coinvolgimento di altre due professioniste, oltre alle psicologhe, che potrebbero aver avuto un ruolo nella presunta manipolazione della Pifferi e che non comparirebbero nella relazione.