Caso Hamala Diop: la vicenda dei lavoratori ebbe risalto anche perché si trattava di uno dei primi casi in cui i giudici vennero chiamati dai difensori a pronunciarsi sull’applicabilità della normativa italiana ed europea in materia di whistleblowing, che conferisce il diritto di denunciare le violazioni di legge sul posto di lavoro. Ecco le motivazioni della sentenza. Scrive il Tribunale di Milano: “La preminente rilevanza costituzionale del bene giuridico protetto dai reati di cui l’odierna convenuta (Ampast, ndr) è accusata (articolo 32 della Costituzione italiana) fa sì che l’interesse pubblico alla conoscenza della notizia sia tale da ritenere che l’attività, non solo di denuncia all’autorità giudiziaria, ma anche di denuncia ai maggiori mezzi di comunicazione, possa essere considerata non solo un diritto, ma anche un ‘dovere civico’”.
E ancora: “Agli esordi di un’epidemia con effetti subito manifestatisi di enorme gravità, le informazioni su quanto stava accadendo all’interno della Fondazione avrebbero potuto conseguire il risultato concreto di mettere in salvo delle vite umane, consentendo l’adozione delle necessarie contromisure, sia da parte dei parenti che avrebbero potuto considerare anche l’opportunità di trasferire immediatamente i loro congiunti, qualora non avessero condiviso o ritenuto sufficienti a proteggere la salute dei loro cari le prassi ivi poste in essere, sia da parte della Fondazione (Don Carlo Gnocchi, ndr), che avrebbe potuto essere indotta a rivederle e a modificare con maggior tempestività la propria condotta per scongiurare l’impressionante numero di decessi che di fatto si sono verificati nell’arco di pochissimo tempo”.
“La sentenza del Tribunale di Milano afferma un principio fondamentale per uno studio legale impegnato nella difesa sociale, cioè che in Italia esiste la giustizia, la tutela dei diritti civili e ci si può rivolgere ancora alla Magistratura, nonostante le distorsioni che l’apertura del vaso di Pandora del caso Palamara portano in questi giorni i giornali ad evidenziare e l’Europa a chiedere all’Italia una riforma del sistema.” Queste le dichiarazioni a caldo dell’avvocato Romolo Reboa che, insieme ai colleghi avvocati Gabriele Germano, Massimo Reboa e Roberta Verginelli ha difeso Hamala Diop.
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