Pubblicato il 12 Ottobre 2020
La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di un 59enne catanese, indagato per i reati di rapina, atti persecutori, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, lesioni aggravate, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare degli arresti domiciliari eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Verga.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce su un caso che ha visto vittima una ragazza di 23 anni, perseguitata dall’indagato ormai da circa tre anni.
La ragazza, di origini catanesi ma proveniente da una città del centro Italia, aveva conosciuto l’uomo nel 2017 che, ben presto però, mutò il proprio comportamento tramutandolo morbosamente in continue richieste d’incontri corredate da ingiurie a da messaggi pubblicati su Facebook attraverso i quali, facilmente, poteva evincersi che la giovane era continuamente pedinata dall’uomo che ne descriveva abitudini ed incontri.
Per tal motivo la ragazza aveva bloccato l’account dell’uomo sul social media, facendo poi rientro nella sua città di residenza.
Tale comportamento era stato reiterato dall’uomo anche nel 2018 allorché la ragazza, inteneritasi nei suoi confronti, aveva sbloccato il suo profilo.
Egli infatti cominciò nuovamente a tenere un comportamento ossessivo, generato dalla morbosa gelosia e da continue richieste d’incontri fino a quando la ragazza fece nuovamente rientro nella propria città, mantenendo però i rapporti telefonici con l’uomo.
Nella primavera del 2019, pur di rivedere la ragazza, l’uomo le offrì il costo del viaggio di rientro a Catania e quest’ultima, invero approfittando dell’opportunità, si stabilì presso l’abitazione del padre.
Questa, per la ragazza, era stata forse una scelta avventata perché da questo momento lo spasimante, come galvanizzato, cominciò in maniera ancora più veemente a pretendere rapporti sessuali i cui relativi dinieghi lo avevano indotto ad azioni violente e psicologicamente vessatorie nei confronti della giovane.
In particolare, paventando anche delle intime conoscenze con capi mafia, l’uomo cercava di vincere la sua resistenza impendendole di frequentare uomini come accaduto nel luglio di quest’anno, quando le inviò una fotografia dell’ingresso dell’abitazione e dell’autovettura del ragazzo con il quale era uscita la sera precedente, minacciando di fargli del male.
Nello scorso mese di agosto ancora, in uno dei suoi pedinamenti, l’uomo sorprese la ragazza mentre passeggiava in compagnia di un altro uomo talché, accecato dalla gelosia, a bordo del suo scooter minacciò il rivale con una catena ed addirittura anche con una stampella che aveva sottratto ad uno sventurato passante.
Ma a questo punto anche il compagno della donna era divenuto oggetto delle sue intemperanze infatti, proprio il giorno successivo, mentre quest’ultimo era seduto su una panchina, lo affrontò intimandogli di non frequentare la ragazza, colpendolo quindi con pugni al torace ed al braccio, riuscendo nella colluttazione a sottrargli il cellulare.
Lo scalmanato però, attraverso la disamina dei video e delle immagini contenute nello smartphone rubato, aveva individuato alcune foto che ritraevano nudo il rivale in amore e pertanto le trasmise ai familiari ed agli amici della ragazza, denigrandola per la sua scarsa moralità nel frequentare un simile personaggio.
Le molestie ricevute telefonicamente dalla ragazza e dai suoi familiari, nelle quali l’uomo la descriveva di “facili costumi”, erano state poi anche corredate da una foto che ritraeva egli stesso completamente nudo con l’organo genitale in evidenza.
L’escalation della gravità dei comportamenti posti in essere dall’uomo, che avevano ormai minato la stabilità psicologica della vittima privandola della sua quotidiana tranquillità, ha indotto quest’ultima a denunciare in più occasioni i fatti ai militari la cui attività, diretta da questa Procura, ha consentito di consolidare il quadro probatorio a carico dell’indagato e di richiedere la misura cautelare poi emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo.