Verrà inaugurata lunedì 28 (alle ore 18), la mostra “Etna 1669. Storie di lava” ospitata nel Palazzo centrale dell’Università. Voluta e finanziata dalla Regione Siciliana, che ha affidato alla cura della soprintendenza per i Beni culturali e ambientali etnea, in collaborazione con l’ateneo catanese e con la partecipazione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio etneo, la mostra conclude la rassegna di eventi, realizzati nel corso del 2019, per ricordare i 350 anni dalla straordinaria eruzione dell’Etna, tra le più estese e documentate nella storia, ancora presente nella memoria collettiva. A tagliare il nastro saranno il presidente della Regione Nello Musumeci e il rettore dell’Università Francesco Priolo.
Il percorso espositivo – emotivamente coinvolgente – ripercorre la storia del fenomeno eruttivo, documentato nelle cronache del tempo, descrivendo lo stravolgimento del territorio etneo e le conseguenze sugli abitanti. In mostra preziose opere salvate dalla popolazione in fuga al sopraggiungere della lava, cronache del tempo, un ricco patrimonio documentale, artistico e scientifico, in parte inedito, e ancora oggi prezioso strumento per la ricerca scientifica del territorio etneo.
Gli oggetti e i libri esposti provengono da collezioni di musei, biblioteche e chiese della provincia di Catania e da collezioni private. A una sezione storica si affianca quella squisitamente scientifica, nella quale i diversi dipartimenti universitari documentano le recenti e multidisciplinari attività di ricerca condotte nelle aree Etnee. Di particolare impatto la sezione real time curata dell’Ingv-Osservatorio etneo, che mostrerà – in tempo reale – la rete di monitoraggio delle aree vulcaniche della Sicilia. La mostra, a ingresso gratuito, rimarrà aperta fino al 30 ottobre.
«L’Etna per noi – sottolinea il presidente della Regione Musumeci – non è solo un pianeta ancora da studiare e da scoprire, ma anche un impareggiabile polo di attrazione turistica, da tutelare e promuovere. Ecco perché abbiamo deciso di dedicargli la chiusura della rassegna avviata due anni fa, ma anche di intraprendere la realizzazione a Catania del primo vero museo del vulcano, nel plesso centrale dell’ex ospedale Vittorio Emanuele. Voglio intanto ringraziare la infaticabile soprintendente ai Beni culturali, Donatella Aprile, per l’eccellente lavoro preparatorio di questa esposizione e i soggetti pubblici e privati coinvolti, a parte il nostro ateneo: l’Arcidiocesi di Catania, il Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri, il Museo d’arte sacra della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Misterbianco, la Diocesi di Acireale, il Santuario di Santa Maria Assunta di Randazzo, il Museo civico di Castello Ursino, la Biblioteca regionale universitaria, la Biblioteca Zelantea di Acireale, le Biblioteche riunite Civica- Ursino Recupero. Senza dimenticare i Comuni di Catania, Belpasso, Camporotondo Etneo, Gravina, Mascalucia, Misterbianco, Nicolosi, San Pietro Clarenza e Pedara e insieme a loro la Fondazione Bufali di Belpasso e l’Associazione culturale Monasterium Album di Misterbianco. Un grazie anche al Cai etneo che ha curato e coordinato le escursioni organizzate nel corso del 2019».
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