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Catania, fa prostituire 17enne incinta: la Polizia arresta tutta la famiglia e due “clienti”

Incredibile storia di degrado umano a Catania, vittima una diciassettenne che aveva lasciato la casa protetta a cui era stata affidata dal Tribunale per i minorenni di Catania per andare a vivere con il compagno 21enne, da cui aspettava un figlio, e le future suocera e cognata, rispettivamente di 55 e 22 anni.

Pubblicato il 12 Giugno 2021

Incredibile storia di degrado umano a Catania, vittima una diciassettenne che aveva lasciato la casa protetta a cui era stata affidata dal Tribunale per i minorenni di Catania per andare a vivere con il compagno 21enne, da cui aspettava un figlio, e le future suocera e cognata, rispettivamente di 55 e 22 anni.

Le due donne (suocera e cognata) secondo la ricostruzione e le indagini della Squadra Mobile di Catania avrebbero costretta la 17enne, nonostante fosse incinta a prostituirsi, in cambio denaro o di alimenti. E’ questa la storia che viene fuori dopo una segnalazione al dipartimento Sicilia orientale della polizia postale che ha determinato l’arresto dell’uomo, di sua madre e di sua sorella.

In carcere sono finiti anche due “clienti”, di 54 e 65 anni, della minorenne. Nei loro confronti la polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, su richiesta del gruppo della Procura di Catania specializzato in reati contro vittime vulnerabili.

L’accusa, invece, per le due donne è quella di aver “favorito, sfruttato e organizzato” la prostituzione della minorenne, organizzando gli incontri con i “clienti” della sfortunata ragazza.

Il compagno della 17enne è indagato per maltrattamenti fisici e verbali nei suoi confronti, nonostante lo stato di gravidanza, e di avere “usufruito dei proventi che la ragazza ricavava dall’esercizio della prostituzione”.

Come detto prima nei guai anche due clienti: Le indagini della squadra mobile ne hanno identificati due che adesso sono accusati di “avere compiuto, atti sessuali con la minorenne in cambio di somme di denaro o generi alimentari, sfruttando quindi lo stato di estremo bisogno” della vittima.