Pubblicato il 1 Ottobre 2024
Il rettore Priolo: “In cinque anni risultati significativi e una ritrovata stabilità”.
L’Università di Catania ha inaugurato ieri sera (30 settembre) il nuovo anno accademico 2024-25, il 590esimo dalla propria fondazione avvenuta nel 1434 per volere del re aragonese Alfonso il Magnanimo, con una suggestiva cerimonia che si è tenuta nel teatro antico greco-romano di Catania.
Un’occasione – ha sottolineato il rettore Francesco Priolo – che dà il via al ‘conto alla rovescia’ al traguardo dei 600 anni e aspira certamente a lasciare il segno per affermare il ruolo del più antico ateneo siciliano, uno dei più antichi d’Italia e d’Europa.
Numerosi i riferimenti alla storia dell’Ateneo, che è stata raccontata in maniera suggestiva e originale attraverso una narrazione fatta di testi, suoni, musica e danza dal prof. Emanuele Coco, con le incursioni sonore del musicista Puccio Castrogiovanni e le coreografie originali delle danzatrici del Collettivo SicilyMade Simona Miraglia, Silvia Oteri e Amalia Borsellino.
Ospite d’eccezione è stato inoltre il prof. Carlo Vecce, considerato uno dei più importanti studiosi al mondo della vita e dell’opera di Leonardo da Vinci, e in generale della civiltà del Rinascimento.
Poi spazio ai discorsi ufficiali del rettore Priolo, del direttore generale Corrado Spinella, e della studentessa Sara Zappulla, vice presidente del Consiglio nazionale degli Studenti universitari, in rappresentanza dei quasi 40 mila iscritti dell’Ateneo.
“In questi ultimi cinque anni – ha sottolineato il prof. Priolo – l’Ateneo ha goduto di una ritrovata stabilità di governo, di una nuova pacificazione e delle azioni coordinate di profondo cambiamento che sono state messe in campo. E significativi sono stati i risultati ottenuti nei settori che riguardano le sue principali missioni: Didattica, Ricerca, Terza missione e Internazionalizzazione. Tra questi, senza dubbio, un’offerta formativa che fosse più inclusiva e che rappresentasse una risposta alle richieste dei nostri giovani e delle loro famiglie, istituendo nuovi corsi di studio e aumentando al massimo quelli ad accesso libero, l’aumento delle immatricolazioni, le azioni di orientamento, il potenziamento dei laboratori didattici e dei tutorati, i servizi di trasporto urbano agevolato, l’estensione dei dottorati di ricerca e delle scuole di specializzazione”.
Sul piano dell’attività edilizia, come ha ricordato anche il direttore generale Corrado Spinella, sono in corso numerosi interventi che, nell’arco di un paio d’anni, doteranno l’Università di 5 mila posti aula aggiuntivi e di 700 nuovi posti letto nelle residenze universitarie, molti dei quali negli ex ospedali Vittorio Emanuele e Ascoli Tomaselli.
Tra gli altri punti, il dg Spinella ha poi evidenziato gli investimenti sul capitale umano, “un fattore determinante per il successo di qualsiasi politica volta alla modernizzazione e all’ampliamento dei servizi erogati», ricordando che l’Università di Catania negli ultimi anni ha voluto puntare sul reclutamento di nuovo personale tecnico–amministrativo e sulla valorizzazione di quello in servizio, attraverso le procedure di progressione di carriera. Parlando poi di risorse, Spinella ha assicurato che l’ateneo gode di ottima salute: «Nell’ultimo quinquennio, le entrate complessive registrano un robusto trend di crescita, essendo passate dai circa 252 milioni e mezzo nel 2019 ai circa 347 milioni e mezzo nel 2023, nonostante la quota derivante dai fondi ministeriali sia rimasta pressoché ferma intorno ai 160 milioni, rappresentando oggi solo il 46% delle entrate complessive”.
Ricco di speranze, infine, il messaggio di Sara Zappulla, che si è fatta portavoce di una generazione: “Le nostre aule sono piene di racconti, di narrazioni, di sogni e di speranze – ha detto la studentessa siracusana -. Sono piene di studenti e studentesse che si impegnano per migliorare l’Ateneo e la vita dei colleghi, sono piene di gruppi che condividono passioni e interessi e che concepiscono ancora il futuro come esperienza collettiva. Sono piene di speranze per gli anni che verranno e per la regione in cui viviamo. Abbiamo fatto tanti passi avanti ma il tragitto è lungo e l’Ateneo potrà ancora, nei prossimi anni, progredire nella tutela del diritto allo studio, nella creazione di spazi sicuri per chi subisce dalle guerre che sconvolgono il mondo, nell’emancipazione di ciascuna e ciascuno di noi. Oggi celebriamo anni di storia, inauguriamo un nuovo anno di un Ateneo che dovrà rispondere a sempre più sfide in un mondo che cambia e a sempre più domande perché nelle storie quello che conta è soprattutto l’orecchio che ascolta”.