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Catania, latitante dopo la sentenza di condanna per abusi sessuali sulle figlie. Catturato dalla Squadra Mobile

Catania, latitante dopo la sentenza di condanna per abusi sessuali sulle figlie. Catturato dalla Squadra Mobile

Pubblicato il 29 Ottobre 2020

Nella tarda serata di ieri, in esito ad attività investigativa, personale della Squadra Mobile – Squadra Catturandi – procedeva alla cattura di un uomo classe 1961 destinatario dell’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso in data 18.9.2020 dalla Procura Generale della Repubblica di Catania, dovendo lo stesso espiare la condanna definitiva di anni 7 perché resosi responsabile del reato di maltrattamenti contro i familiari e violenza sessuale su minori.

Le violenze venivano denunciate nel 2010 da una delle sue quattro figlie che lo accusava di aver abusato di lei e delle altre sorelle anche quando queste erano minorenni.

Stando al racconto della giovane donna il padre non aveva mai smesso di molestarla sessualmente anche quando era già diventata una donna e stava cercando di crearsi una sua vita sentimentale. Pertanto in preda alla disperazione decideva di denunciarlo alle Forze dell’Ordine, raccontando nei particolari gli anni di angoscia vissuti da lei, dalle sue sorelle ed anche dalla madre.

L’uomo, riconosciuto colpevole per i sopra citati fatti e veniva condannato, in via definitiva, alla pena di anni 7 di reclusione, e venuto a conoscenza della definitività della sentenza di condanna, decideva di sottrarsi alla cattura rendendosi latitante.

Il suo progetto iniziale è durato però pochi mesi ed ha avuto termine nella tarda serata di martedì quando il personale della Squadra Catturandi a seguito di indagini lo ha rintracciato al piano interrato dell’edificio n.1 del Policlinico di Catania, ubicato in via S. Sofia, luogo adottato come rifugio di persone senza fissa dimora. Alla richiesta da parte degli operatori di esibire i documenti di identità, il 59enne riferiva di chiamarsi con altro nome ed esibiva una carta di identità palesemente falsa riproducente la propria effigie e riportante i dati anagrafici di altra persona.

L’uomo pertanto è stato anche indagato in stato di libertà per possesso di documento di riconoscimento falsi e/o contraffatta e per aver fornito false generalità alla P.G.