Pubblicato il 12 Ottobre 2021
Catania. “Bokluk” significa spazzatura, in bulgaro. Si chiama così un’operazione di Polizia, ispirata al modo in cui gli indagati si rivolgevano alle donne da loro ridotte in schiavitù. Si parla di casi di donne a decine, vendute e comprate per seimila euro, costrette a prostituirsi, torturate e seviziate. Private di libertà e documenti, erano costrette a vivere in abitazioni fatiscenti, con cibo scarso.
Si tratta di un gruppo criminale, con la sua rete. Esso ricavava dalle donne circa 1.400 euro la settimana. Al vertice dell’organizzazione c’era una coppia, che poi si serviva di altre persone tra bulgari e italiani, per controllare le vittime. Questa mattina gli investigatori della Polizia di Stato hanno fatto scattare il blitz, arrestando i responsabili della tratta di esseri umani. Nove persone sono ora accusate di riduzione in schiavitù e associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, reati aggravati dalla transnazionalità.
L’indagine, condotta dalla sezione Criminalità straniera e prostituzione della Squadra mobile di Catania e coordinata dal pool di magistrati della Dda catanese, era partita nel giugno dello scorso anno, in seguito alla denuncia di due ragazze bulgare nei confronti di un’altra cittadina straniera. Quest’ultima avrebbe preteso da loro il pagamento di un affitto per occupare la strada nei pressi della stazione ferroviaria, dove le due donne si prostituivano.
Le vittime della tratta erano costrette a vendere il proprio corpo anche per dieci ore al giorno, con ogni tempo: se si rifiutavano, ne pagavano il prezzo in percosse.