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Catania sale di 11 posizioni nella classifica del Sole 24 Ore, ma per la mobilità c’è ancora tanta strada da fare

Per Catania arrivano buone notizie, ma c’è ancora molto da lavorare per la gestione della mobilità dentro e fuori dal perimetro urbano.

Pubblicato il 12 Dicembre 2022

Arrivano buone notizie per Catania, una città da diverso tempo abituata ad avere a che fare con problemi di vivibilità di non poco conto. Il capoluogo etneo ha infatti scalato ben 11 posizioni nella classifica riguardante la qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore.

Un passaggio quindi dal 104° al 91° posto un po’ inaspettato che però fa ben sperare per il futuro. La classifica è giunta alle 33esima edizione e tiene conto di indicatori come ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia, società e salute, giustizia e sicurezza e infine cultura e tempo libero.

Gli indicatori comunque mostrano che c’è ancora tantissima strada da fare, in quanto i dati confortanti riguardano l’età media del parto, per la quale il capoluogo etneo è al secondo posto con il 31 %, e per il quoziente di natalità, che lo vede attestarsi al terzo posto. I dati negativi si mostrano invece per l’ecosistema urbano, dove si attesta all’ultimo posto, per ricchezza e consumi (104esimo posto), per ambiente e servizi (83esimo posto), per cultura e tempo libero (84esimo posto), per giustizia e sicurezza (97esimo posto) e per laureati 101esimo.

A suonare la carica riguardo a questi dati è Attilio Pavone, membro di Mobility Lab, che riguardo al discusso tema della mobilità in città afferma: Abbiamo tre grossi enti: l’Amts, la Ferrovia Circumetnea e Rete Ferroviaria Italiana. Il primo deve occuparsi soltanto degli autobus e invece vediamo che il servizio subisce continuamente dei tagli quando invece dovrebbe essere finanziato. Poi si aggiunge anche il problema del non poter superare una determinata fascia chilometrica fuori dal territorio urbano a causa di una legge regionale. La Ferrovia Circumetnea si interessa soltanto alla speculazione e a spendere 700 milioni di euro per portare la metro fino a Paternò, una follia per il patrimonio naturale della zona. Per la metro non capisco perché ancora non si riesce a estendere il servizio oltre le 22,30 e per il servizio in superficie 4 treni al giorno per senso di marcia nella tratta Catania-Randazzo rappresentano una quota troppo bassa, senza pensare anche al fatto che da 30 anni la domenica il servizio non viene svolto. Sempre per la metro è assurda la chiusura della tratta Galatea-Porto per il pubblico. Infine per il passante ferroviario esso deve rappresentare un servizio metropolitano come quello di Palermo e non limitarsi a qualche treno regionale. Concludo affermando che si deve lavorare davvero per disincentivare l’uso del mezzo privato, perché altrimenti gli investimenti fatti non portano a nulla, e dicendo che l’unica infrastruttura che manca sono le piste ciclabili, per le quali ci sono 8 milioni di euro di finanziamento europeo che si rischiano di perdere”.