Pubblicato il 9 Ottobre 2021
Si sarebbe finta cieca per 20 anni. Per la presunta infermità, avrebbe ricevuto un’indennità mensile di circa mille euro da parte dell’Inps. I carabinieri di Catanzaro hanno notificato un decreto di sequestro preventivo per oltre 200.000 euro, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura, nei confronti di una donna di 74 anni, residente nella frazione Lido del capoluogo, accusata di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’indagine che, secondo l’ipotesi accusatoria, ha consentito di smascherare la falsa cieca è scattata diversi mesi fa. In seguito a una lite di vicinato, i militari si sono resi conto che, dalla descrizione dei fatti resa, la donna aveva compiuto, con estrema disinvoltura, azioni di vita ordinaria, incompatibili con il suo status di non vedente.
Inoltre, da una verifica su precedenti denunce sporte dall’indagata all’Arma, già presenti agli atti, è emerso che in passato la donna, nello spiegare i fatti accaduti, ha anche riferito di avere “visto” situazioni o cose, dimostrando agli investigatori oltre che di non essere era affetta da alcuna invalidità anche la capacità di presentarsi in una caserma dei cCarabinieri. A quel punto, i militari, dopo aver verificato che effettivamente la donna percepiva, ormai da decenni, un’indennità per la propria condizione di non vedente hanno iniziato a seguirla e pedinarla con discrezione, riprendendola ed osservandola mentre compiva attività quotidiane come fare la spesa, guardando e scegliendo con cura i cibi da prendere, passeggiare in autonomia per le strade cittadine voltandosi e guardando a destra e sinistra nell’attraversare la strada e facendo da capofila ad un gruppo di amiche. Infine, convocata in caserma con una scusa, ormai sicura di non essere più scoperta visti gli anni di finzione senza verifiche, ha dimostrato di leggere e firmare normalmente alcuni documenti. Tutte le prove raccolte e la quantificazione del danno complessivo, sino al dicembre 2020 oltre 200.000 euro, sono state trasmesse alla Procura di Catanzaro. (fonte: Ansa).