Ammesso alla Bernstein School of Musical Theater di Bologna, una delle scuole di teatro (in particolare di musical) più rinomate d’Italia, ha detto “no”. Almeno per ora. “Ho capito che oggi entrare in una grossa accademia non è la mia strada”. E ha deciso di restare a Messina.
Mentre si avvia alla laurea in ingegneria elettronica, Davide Colnaghi prosegue quindi il suo percorso con EsosTheatre – Il Teatro degli Esoscheletri di Sasà Neri, sia come coach di dizione e fonetica sia come attore in scena, ma prosegue anche lungo la propria personale “via” al teatro, con regie e interpretazioni e con collaborazioni una tantum con altre compagnie. E continua a studiare danza con Claudia Bertuccelli (Oltredanza).
“Voglio dimostrare a me stesso che anche qui, nonostante le evidenti difficoltà del comparto teatro, si può fare tanto, di importante, di bello, di innovativo, senza sentirsi ancora una volta obbligati ad andare altrove”.
La sua passione per il teatro, d’altronde, l’ha portato molte volte, on stage e backstage. a Roma. Ma l’ha portato anche a partecipare ai laboratori dell’Odin teatret, la compagnia teatrale multiculturale fondata da Eugenio Barba che già nel 1984 ha ottenuto lo status di istituzione autonoma. Con la prima sede ad Oslo, in Norvegia, si è poi trasferita ad Holstebro in Danimarca. Ed è proprio in Danimarca che Colnaghi l’ha raggiunta per quella che – dice – “è stata probabilmente la mia esperienza formativa più significativa”.
In scena è stato praticamente in tutta Italia, dall’Emilia Romagna con un corto alla Calabria con spettacoli per bambini, passando per le mani di diversi registi (Pietro de Silva, Mary Ferrara, Antonio Nobili, Stefano Reali, per citarne alcuni).
A Messina, sua città d’origine, Davide s’è innamorato del teatro di Sasà Neri e della sua associazione “La Luna Obliqua”. A partire da un “colpo di fulmine” per EsosTheatre e, subito dopo, per “La Compagnia dei Balocchi”. Non per caso. Il Teatro degli Esoscheletri s’è guadagnato una citazione nel Libro dell’Anno della Treccani, un bel po’ di tesi di laurea ed eventi speciali da Matera capitale della cultura a Palermo, passando per acropoli siciliane o, anche, il Teatro Sociale di Amelia e il Musco Teatro di Catania. I Balocchi hanno vinto la medaglia di bronzo all’ultima Coppa Italia dei Performer Arti Sceniche e fanno musical rigorosamente all live.
Per Sasà Neri – che nel frattempo è diventato il responsabile dei campionati dei Performer Arti Sceniche per i 108 comuni del Messinese, Messina ovviamente compresa – Davide è stato tra l’altro uno straordinario Giuda in “Judas, the guess” e un perfetto Romeo nella rivisitazione travolgente degli Aristogatti, “Gli Aristojazz”. Soprattutto per Neri Davide è insegnante di dizione e fonetica, nei tanti laboratori e corsi della Luna Obliqua.
Restare a Messina, dunque, è una scelta consapevole. “C’è una scena culturale interessante. Io sto pian piano riguadagnando fiducia in questa città. Certo, a volte gli artisti sono in ‘guerra’ per conquistarsi spazi e spettatori, ma questo, in momenti di crisi in particolare, è un fenomeno che riguarda tutti i settori. Forse è inevitabile. Tuttavia, anche in questo senso, qualcosa si muove, qualcosa sta cambiando”.
Solo per fare un esempio, gli spettacoli di Colnaghi – “Una giornata pesante”, “Il Maestro e Bacchisio” e “Le buttane non esistono”, scritti e diretti spesso con Leonardo Mercadante, altro peformer del Teatro degli Esoscheletri – sono stati accolti nella Stagione della Luna di Sasà Neri, ma sono andati in scena anche ai Magazzini del Sale – Teatro dei Naviganti. E in giro per la provincia. E “Le buttane non esistono” è stato rappresentato anche a Roma.
Ad agosto il suo nuovo spettacolo, “Volta la carta. I tarocchi di Faber” – scritto insieme con Anna Mazzeo, con Colnaghi solo sul palco che canta e recita – andrà in scena alla Lega Navale di Messina e in un’arena di Capo d’Orlando.
Quest’anno la sfida è quel “Romeo = Giulietta” che debutterà il 25 settembre a Barcellona Pozzo di Gotto come esito del laboratorio del Teatro Mandanici fortemente voluto dal Comune e dal sindaco Roberto Materia in particolare.
Come coach – dice Colnaghi – “durante il lavoro online nei mesi di restrizioni causa COVID-19 i ragazzi del laboratorio guidato da Sasà mi hanno piacevolmente sorpreso. Hanno fatto progressi evidenti e li hanno fatti con grande velocità. Sono arrivati che non avevano idea di cosa fosse una vocale chiusa e adesso sono capaci di leggere il copione in dizione”.
Ma – aggiunge il giovane attore – “la cosa davvero più importante è che ho avvertito in tutti loro una grande, intensa voglia di imparare. Anzi, una vera e propria ‘fame’ di quell’atmosfera che solo l’allestimento di uno spettacolo teatrale, ch’è spettacolo dal vivo, senza ‘rete’, può dare. E io so, perché perfino la mia ancor piccola esperienza me lo ha confermato giorno dopo giorno, che questa ‘fame’ è la base della creatività e dell’impegno, della ‘creazione’ teatrale in quanto tale. Sono molto fiducioso nell’esito del laboratorio”.
Davide però per il Teatro Mandanici e per “Romeo = Giulietta” non opera solo dietro le quinte. Sasà Neri lo ha chiamato anche in scena a interpretare un Frate Lorenzo che porterà alle estreme conseguenze quegli indizi di cui Shakespeare ha vestito il personaggio.
Il sogno nel cassetto di Davide Colnaghi è riuscire a trovare una sovvenzione, o una sponsorizzazione, che gli consenta di costituire una compagnia con cui mettere insieme tutte le arti performative del teatro, comprese le “clownerie” nelle quali lui stesso è specializzato (le sue specializzazioni sono tante, perché canta, balla, recita …). Ma il suo sogno è anche quello di fare un teatro che sia “un gioco di seduzione più diretto tra attore e spettatore”. Come si fa – dice – con il Teatro degli Esoscheletri, ma anche come ritiene che il regista Neri voglia fare anche per “Romeo = Giulietta”.
E infine, il sogno più grande, è quello di portare il teatro a quelle persone e in quei luoghi che non lo conoscono o non lo amano, che non conoscono abbastanza né amano abbastanza l’arte e la cultura. “Sarebbe importante che il teatro trovasse il modo di aprirsi anche a questo pubblico e trovasse uno o più modi per rendersi più interessante, più accessibile a tutti”. Coinvolgere nella magia del teatro anche chi “per sua natura, e non per colpa, non ha avuto l’interesse né la possibilità di amare il teatro” – spiega – non è una questione di sfida. È proprio il senso ultimo di questa arte, arrivare ovunque, esserci comunque. “Come Peter Brook che in Africa stendeva un tappeto bianco e lì i suoi attori recitavano”.
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